Arrestata la banda dei Rolex, mazzate e colpi di pistola per rubare gli orologi

Nella mattinata del 16 maggio la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari, su richiesta della Procura della Repubblica di Trieste, nei confronti di cinque cittadini di cui due italiani, due albanesi ed uno svizzero.

Le misure sono scaturite all’esito dell’attività investigativa condotta dalla Squadra Mobile di Trieste, su delega della Procura della Repubblica giuliana, intrapresa a seguito di diverse rapine consumate nel territorio della Provincia di Trieste, volte all’impossessamento di orologi Rolex. Gli elementi raccolti, in virtù della perfetta conoscenza del territorio, della ricostruzione grazie anche agli impianti di sorveglianza ed intercettazioni telefoniche e della comparazione dei “modus operandi”, hanno permesso di acquisire numerosi elementi di prova a carico degli indagati.

Nello specifico, le indagini hanno avuto origine da una rapina commessa a Trieste nel dicembre 2021, ma gli accertamenti hanno avuto una svolta solo a seguito delle successiva rapine avvenute successivamente. L’analisi dei singoli casi ha, infatti, reso palese il legame tra gli episodi delittuosi e la circostanza che nel territorio della provincia di Trieste fosse presente stabilmente una parte degli autori dei fatti che avevano il compito di individuare i possessori di Rolex.

Le rapine della banda dei rolex.

In particolare, durante il primo episodio, avvenuto nel dicembre del 2021, la persona offesa era stata rapinata nei pressi della propria abitazione da due uomini travisati. Il primo gli aveva intimato di rimanere calmo perché era in atto una rapina, mentre il secondo si era seduto nel veicolo accanto a lui puntandogli una pistola, successivamente rivelatasi una pistola a salve. Nel corso della rapina gli autori del fatto si erano impossessati di 2.500 Euro in contanti e dell’orologio Daytona del valore di 45.000 euro.

La successiva rapina è stata commessa il 4 marzo 2022 con le medesime modalità: due individui travisati attendevano un uomo ed una donna, entrambi italiani, presso la propria abitazione e, una volta raggiunti, li minacciavano con una pistola. Successivamente la donna è stata immobilizzata e l’uomo è stato ripetutamente colpito al capo da entrambi gli aggressori che poi sono riusciti a sfilargli il Rolex. Sono stati esplosi anche due colpi di arma da fuoco a salve. 

È poi avvenuta una tentata rapina nel giugno 2022 ed una rapina consumata nel settembre del 2022 dove la vittima, un cittadino italiano, aggredito al capo con un bastone che, caduto a terra, si era sfilato l’orologio Rolex del valore di 13.500 euro consegnandolo ai malviventi.

Nel gennaio 2023 un’altra vittima all’esterno della propria abitazione è stata minacciata con una pistola da un uomo coperto in volto da un passamontagna. La persona offesa, reagendo, veniva raggiunta da un colpo di pistola al collo e cadeva a terra sanguinante e l’aggressore gli ha sfilato dal polso il Rolex.

Altra rapina è stata commessa nel gennaio del 2023, a Sezana ai danni di un cittadino italiano, residente in Slovenia, raggiunto al suo rientro a casa da due uomini, con volto travisato, che lo hanno colpito violentemente con una barra di ferro e, caduto a terra, anche in questo caso gli hanno sfilato il Rolex che portava al polso.

L’ultima in ordine di tempo, è stata commessa nel successivo mese di febbraio a Pavia, nei pressi di un parcheggio pubblico, ai danni di due coniugi i quali, mentre si accingevano a riprendere l’auto, sono stati raggiunti da due uomini travisati uno dei quali, puntando una pistola verso l’uomo, si è impossessato dell’orologio mentre l’altro ha aggredito violentemente la moglie procurandogli delle lesioni.

Le indagini e le intercettazioni.

 Il contesto emerso nel corso delle indagini ha rivelato una frenetica attività delittuosa incessantemente condotta da L. K. e A. L., organizzatori delle rapine che hanno agito con l’aiuto dagli altri indagati.

Infatti, dalle intercettazioni sulle utenze telefoniche in uso agli autori e all’interno del veicolo abitualmente utilizzato da A. L., dal monitoraggio dei passaggi dei veicoli in uso ad A. L. ripresi dalle telecamere e dall’analisi del traffico telefonico di cella svolto dalla Squadra Mobile , è emerso come gli indagati fossero assiduamente impegnati nell’ideazione e perpetrazione dei delitti, per i quali veniva adottato un consolidato modus operandi che comprendeva, a seconda della situazione, l’assunzione di informazioni sulle potenziali vittime e l’attenta perlustrazione del territorio finalizzata ad eludere telecamere e testimoni. La puntuale ricostruzione dei fatti reato operata dagli agenti impegnati nelle indagini ha dunque consentito di raccogliere inequivocabili elementi probatori in ordine alle diverse rapine.          

In ragione di quanto sopra, il Giudice per le Indagini Preliminari, considerata la gravità dei fatti contestati ed il concreto ed attuale pericolo di reiterazione di analoghi reati, ha emesso a carico di: L. K. albanese di 33 anni, A. L., 37enne italiana, residente a Trieste; E. B. 30enne svizzero, residente in provincia di Udine; N. A. 39enne albanese e S. E. 38enne italiano residente in Svizzera,  l’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere, notificata ed eseguita nella prima mattinata odierna della personale della Squadra Mobile.      

Le attività all’estero, finalizzate alla cattura di tre dei ricercati, L.K., N.A., S.E.. sono state eseguite grazie agli spunti forniti dagli investigatori della SM di Trieste al Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia ed agli Uffici dell’Esperto per la Sicurezza in Albania ed in Svizzera che, coordinandosi con la Polizia albanese e quella elvetica ed i rispettivi Uffici Interpol Tirana e Berna, hanno portato all’individuazione e all’arresto di E.S., rintracciato nella cittadina Svizzera di Oberkulm, mentre sono tuttora ricercati i cittadini albanesi  L.K e N.A..

Nella giornata di oggi personale della Squadra Mobile giuliana si è recato presso il confine Italo-Svizzero di Ponte Chiasso per prendere in consegna dai colleghi elvetici l’arrestato S.E.