L’emergenza della rotta balcanica in Fvg: “Gli arrivi dei migranti cresciuti del 300%”. Il caso di Udine

Emergenza rotta balcanica in Fvg.

Riesplode l’emergenza legata alla rotta balcanica in Friuli Venezia Giulia. E con essa, anche le polemiche. Dopo i ripetuti rintracci di migranti a Udine – ma non soltanto – negli scorsi giorni, ecco che il problema torna di stretta attualità. E a gettare benzina sul fuoco ci hanno pensato le dichiarazioni del ministro degli Interni, Luciana Lamorgese, che ieri a Trieste ha affermato “la rotta balcanica sta andando abbastanza bene”.

“Effettivamente i flussi stanno andando molto bene e hanno raggiunto cifre ragguardevoli. Da metà maggio a oggi, la sola Polizia di Frontiera di Trieste ha rintracciato oltre 930 migranti irregolari, a Udine nello scorso fine settimana ne sono stati individuati oltre 150”. Usa l’arma dell’ironia il Sap (Sindacato autonomo di Polizia), per bocca del suo segretario regionale, Olivo Comelli. “Per il Sap – aggiunge -, la questione immigrazione in questi territori è un’emergenza e come tale deve essere sostenuta dall’Esecutivo. Avevamo chiesto rinforzi, oggi la polizia frontiera terrestre di Trieste è sotto organico di oltre 20 unità, ma i quaranta uomini promessi nessuno li ha visti, avevamo chiesto strutture idonee e mezzi adeguati per quella tipologia di servizio, ma a esclusione di un paio di mezzi e una tensostruttura per il triage a Fernetti null’altro si è mosso”.

La polemica è sfociata anche sul piano politico. “Affermare che la rotta balcanica ‘sta andando abbastanza bene’, come ha fatto ieri il ministro degli Interni Lamorgese, significa non avere contezza della realtà – è l’affondo di Roberto Novelli, deputato di Forza Italia -. Le cronache e i numeri, seppur non precisi, dicono altro: l’incremento di ingressi in Friuli Venezia Giulia si aggira intorno al 300% rispetto all’anno scorso e alla cronica questione legata alle politiche d’accoglienza si somma in questi giorni quella sanitaria: gran parte dei nuovi casi di Covid provengono dai paesi balcanici e un surplus di controlli non deve essere letto come razzismo, ma come cautela. Tanto più che il presidente del Veneto Zaia ha parlato di un virus ‘serbo’ molto più aggressivo di quello circolante oggi in Italia”. Novelli ha presentato un’interrogazione con la quale chiede al governo di fornire i dati esatti circa gli ingressi provenienti dalla rotta balcanica e il potenziamento dell’organico delle forze di polizia e dell’esercito, tanto più in questa particolare contingenza.

“Se non vogliamo che diventi una nuova Lampedusa è necessario che il governo prenda atto della situazione, faccia fronte alla carenza di agenti di polizia e li integri con ulteriori contingenti militari. Gli sbarchi via mare continuano a fare più notizia, e proprio in ragione del minor clamore riscosso la rotta balcanica sta diventando sempre più utilizzata dai trafficanti di uomini: necessario intervenire prima che l’urgenza diventi emergenza”, conclude Novelli.

Intanto, oggi il sindaco di Udine, Pietro Fontanini, ha preso carta e penna, inviando una lettera al ministro Lamorgese. “Le scrivo per sottoporre alla sua attenzione la grave e per certi versi inedita situazione che la città di Udine si trova a fronteggiare in questi giorni – si legge nella missiva -. Sono ripresi infatti, con un’intensità preoccupante, gli arrivi dalla cosiddetta “rotta balcanica”; gruppi di decine e decine di giovani provenienti dall’Afghanistan, dal Pakistan e dal Bangladesh sono infatti ormai quotidianamente rintracciati di prima mattina dalle Forze dell’Ordine mentre camminano disordinatamente sul ciglio dell’arteria ad alto scorrimento – e senza marciapiedi – che dalla città porta in direzione sud. Stando alle ricostruzioni effettuate delle Forze di Polizia, il modus operandi di questa tratta di migranti prevede il caricamento della “merce” umana al confine di Stato e la “consegna” a Udine, ovvero a una distanza dai valichi sufficiente a scongiurare il rischio di un ritorno in Slovenia. È evidente che ciò costituisce un grave pericolo sia per gli stessi richiedenti che per gli automobilisti”. A ciò, Fontanini somma anche la preoccupazione per i possibili rischi di contagio da coronavirus dovuti all’arrivo di queste persone.

“Sono a chiederle pertanto – conclude la lettera di Fontanini a Lamorgese- di prendere in considerazione l’ipotesi di un drastico potenziamento dei controlli ai confini di Stato, al fine di non lasciare sole le realtà di confine, perché anche queste hanno il diritto di vedersi tutelate e perché la debolezza dei confini coincide con la debolezza stessa dello Stato”. Intanto, il tema continua a fare discutere.