Neonata di 30 giorni intossicata dal monossido: salvata grazie alla camera iperbarica

La neonata era rimasta intossicata dal monossido di carbonio.

Ha solo 30 giorni di vita la neonata salvata dall’equipe dell’ospedale Cattinara di Trieste dopo essere rimasta intossicata, insieme alla madre, dal monossido di carbonio di lampada da braciere.

E’ accaduto domenica quando il Servizio di Medicina Iperbarica e Subacquea è stata contattata dal Pronto Soccorso di Gorizia che avvisava del trasferimento immediato di una mamma con la neonata. L’équipe del Pronto Soccorso ha prontamente avvisato il neonatologo reperibile, che si è recato all’Ospedale di Cattinara.

All’arrivo la madre e la neonata di soli 30 giorni erano soporose, risvegliabili allo stimolo doloroso. Nonostante le difficoltà linguistiche (donna di 28 anni di origine senegalese che parlava solo swahili) dalla prima visita è emersa la perdita della conoscenza e che era affetta da un’importante asma. Vista la condizione della madre e dell’importante riacutizzazione dell’asma, tanto da impossibilitarle la parola, è stata tenuta in O2 normobarico al 100% per la durata di 6 ore.

Per quanto riguarda la neonata, essendo sotto i 6 mesi di vita, è stata trattata per la presenza di Hb fetale che ha molta più affinità per il CO e con il rischio di danni neurologici, con il mantenimento in O2 normobarico al 100%.

È stato il primo caso di una paziente così piccola e, non essendo molti i casi presenti in letteratura e neppure molte le esperienze di questo tipo presso i vari centri italiani, i professionisti dell’Asugi hanno dovuto cercare la soluzione migliore per dare ossigeno alla paziente e consentirle di compensare nelle fasi di compressione per evitare danni alle membrane timpaniche.

Risolti i problemi della compensazione è subentrato il problema dei tempi di trattamento, che sono stati ridotti ad un quarto rispetto a quelli dell’adulto per evitare la crisi iperossica da ossigeno e la modalità con cui fornire l’ossigeno. I colleghi della neonatologia hanno fornito degli occhialini nasali della dimensione adatta e grazie a quelli con un continuo controllo da parte dell’infermiere  e della dottoressa all’interno, sono riusciti a portare a termine il trattamento con ottima remissione della sintomatologia e senza alcun problema. Dopo il trattamento la paziente à stata affidata alle cure della neonatologia.

“Sono molto soddisfatta del lavoro svolto dalla mia equipe e molto grata del supporto dei colleghi del PS e della neonatologia – commenta la dottoressa Paola Amato, dirigente medico presso la S.C. Anestesia e Rianimazione e Terapia Antalgicami sono poi confrontata coi i colleghi dei vari centri italiani rendendomi conto che non è per nulla frequente quello che abbiamo affrontato”.

Il centro iperbarico in Fvg.

Per quanto riguarda il centro iperbarico è l’unico presente nella Regione Fvg per cui serve a tutta la regione, e anche alla Slovenia (in quanto l’accordo con la marina militare slovena, con la base di Aviano e collaboriamo coi nostri Vigili del Fuoco sommozzatori e la Capitaneria di Porto). Viene fornito un servizio 24 ore su 24 e i medici che ci lavorano sono tutti anestesisti-rianimatori. Sono stati due anni molto complessi e difficili per la S.C. Servizio di Medicina Iperbarica e Subacquea che è stata chiusa a causa della pandemia.

Di norma vengono eseguiti circa 2600-3000 trattamenti in regime di routine l’anno, questo nonostante le grosse difficoltà che il servizio deve affrontare in quanto è l’unica regione (insieme alla Puglia) a non avere tutte le patologie riconosciute.  In Friuli Venezia Giulia sono riconosciute solo 7 patologie (di cui 4 urgenze) a fronte delle 18 riconosciute nelle altre regioni che si basano sulle LG SIMSI (Società Italiana di Medicina Subacquea e Iperbarica).  Il numero delle urgenze varia molto ma riguardano circa un centinaio all’anno. Il Servizio di Medicina Iperbarica e Subacquea esegue medicazioni avanzate, esami dell’ossigenazione transcutanea e visite di idoneità per i sommozzatori lavoratori.