Omicidio Toffoli, la perizia: “Paglialonga era capace di intendere e volere”

Nuova svolta nel processo per l’omicidio di Lauretta Toffoli.

Vincenzo Paglialonga, il 41enne accusato dell’omicidio di Lauretta Toffoli, era capace di intendere e volere. Sono queste le conclusioni alle quali sono arrivati gli psichiatri nominati dal tribunale e dalla Procura.

Lo psichiatra Marco Stefanutti. ha contraddetto una precedente valutazione fatta dal collega Francesco Piani, che aveva suggerito una “capacità d’intendere e di volere grandemente scemata” da parte dell’imputato. Questo primo parere aveva permesso a Paglialonga di beneficiare dell’attenuante del vizio parziale di mente.

Anche il consulente della Procura, lo psichiatra Corrado Barbagallo, ha confermato le conclusioni di Stefanutti, escludendo un quadro di decadimento cognitivo sia nel passato che nel presente di Paglialonga. Gli specialisti hanno descritto la personalità dell’imputato come complessa, con elementi istrionici, antisociali e borderline.

L’udienza è proseguita con l’audizione dell’ultima testimone della difesa, un’amica di uno dei figli di Paglialonga. Questa testimone ha riferito di una conversazione telefonica avuta con la madre dell’imputato il giorno del rinvenimento del cadavere. Nella conversazione, la madre aveva notato la presenza di tre persone sul terrazzo dell’imputato la sera prima dell’omicidio.