Novella Cantarutti e l’amore per la lingua friulana: storia di una poetessa

Novella Cantarutti

Chi era Novella Cantarutti

Novella Cantarutti è una delle grandi scrittrici del nostro territorio. Nata a Navarons di Meduno, piccolo paesino situato in una zona pedemontana del Friuli Venezia Giulia, si distingue fin da subito per il suo attaccamento al territorio, in modo particolare alla lingua friulana. Per questo motivo, salvo qualche rara eccezione, compone la maggior parte dei suoi lavori proprio in questa lingua. All’interno di una società che con il passare degli anni sta lentamente perdendo l’abitudine a usare il friulano, una scrittrice come Novella Cantarutti non può che rappresentare un faro la cui luce orienta verso la tradizione e dunque verso il recupero di una lingua le cui radici sono molto antiche.

Cenni biografici

Nata a Navarons di Meduno nel lontano 26 agosto 1920, Novella Cantarutti presenta fin da subito una personalità poliedrica, uno spirito d’adattamento che le consente di dedicarsi alla poesia, alla prosa di carattere narrativo e agli studi delle tanto care tradizioni popolari alle quali era strettamente legata. Spinta da una forma d’amore nei confronti della sua terra e della sua lingua, Cantarutti si dedica con molta passione agli studi classici, per poi ottenere una laurea in lettere presso l’Università di Roma.

Con il progredire della sua carriera accademica arriva a insegnare Italiano nelle scuole di Udine, anche se dalle sue opere traspare con chiarezza quale sia la sua vera predilezione linguistica. Compone le prime opere letterarie in lingua friulana nel 1941 ma solo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale inizia a pubblicare qualcuno dei suoi lavori. Questi ultimi ovviamente, sono accomunati dall’utilizzo del friulano e vengono pubblicati prevalentemente su riviste locali quali Il strolic furlanCe fastu? e Quaderno romanzo di Pier Paolo Pasolini, altro intellettuale legato al Fvg, in particolare a Casarsa.

“Il maciaroul e altre credenze a Navarons di Meduno”

Una delle opere che esemplifica in maniera migliore il suo legame alla tradizione locale è “Il maciaroul e altre credenze a Navarons di Meduno”. Nel corso di questo testo in prosa, Cantarutti analizza le credenze degli abitanti di Navarons di Meduno, facendo riferimento a figure quali fate, stregoni, esseri mitologici e alla superstizione in genere. Il libricino inizia in medias res e fin dal principio il lettore è proiettato nella storia che il narratore onniscente racconta, riportando varie testimonianze della gente locale, come per esempio: “a ’ si jodevin li’ fad i’ a lava la roba” (si vedevano le fate a lavare la roba). Come anticipato dal titolo dell’opera, la figura de “il maciaroul” assume un ruolo piuttosto centrale, tant’è vero che, in un determinato punto della narrazione, si fa riferimento alla storia di una signora morta verso al fine dell’800, che era solita parlare di questo fantomatico personaggio.

Stando a quanto riportato da varie testimonianze e dalla Cantarutti stessa in “Miti e leggende in Friuli, esseri mitici nelle tradizioni friulane”, il maciaroul era una figura paragonabile a un folletto che a seconda dei momenti e delle opere considerate appare con un berretto o un fazzoletto rosso in capo. Il libro termina con la consapevolezza finale per cui certi esseri e certe credenze, come per esempio il malocchio, appartengono a un mondo “deamicisiano e poco felice”.