La crisi del Cluster Arredo: nel 2020 il 40% delle aziende dovrà tagliare il personale

Il punto sul Cluster Legno.

Anche il Cluster Arredo deve fare i conti con i problemi causati dal coronavirus. L’emergenza Covid-19 ha creato più di un problema al comparto, come raccontano i vertici del Cluster.

È un quadro a tinte fosche, e molto complesso, quello delineato tramite un questionario somministrato a un campione selezionato del sistema Legno Arredo Fvg. A un mese dalla riapertura delle aziende, 50 imprese di diverse realtà territoriali, settoriali e dimensionali (nonché di posizionamento all’interno delle diverse filiere, sia aziende che vanno sui mercati internazionali che di subfornitura locale) danno un’idea delle conseguenze del lockdown: rispetto a marzo e aprile dell’anno precedente l’87% degli intervistati ha perso almeno il 25% del fatturato; di questi il 53% ha perso oltre il 50% e un 18% ben 75%. La maggior parte delle imprese sta lavorando per completare gli ordini pre Covid che sono stati annullati solo in piccola parte, ma solamente il 17% di chi ha perso tali ordini durante il lockdown è riuscito a recuperarli, mentre il restante 83% li ha persi definitivamente. Ciò lascia pensare a un rafforzamento di quei competitori internazionali del settore legno arredo che non hanno subito, invece, una chiusura delle attività altrettanto prolungata e stringente.

Allo stato attuale, il 78% degli intervistati ha ripreso l’attività ad almeno il 50% dell’operatività aziendale, mentre il restante 23% è al di sotto di tale soglia. Solamente il 19% è al 100% dell’operatività. Ben l’86% degli intervistati registra un calo ordini superiore al 30% rispetto a quanto pianificato a inizio anno, il 52% ha un calo superiore al 50%, il 18% al 70%. Dati che, considerato il ciclo produttivo del legno arredo, dal 15 giugno potenzialmente porteranno ad un drastico rallentamento del settore per assenza di ordinativi tali da garantire l’impiego dell’intera struttura produttiva, con evidenti ripercussioni sul personale occupato. Gli intervistati prevedono un calo di fatturato a fine anno che potrebbe oscillare attorno al 30/35%. Se ciò dovesse confermarsi a fine anno, il comparto legno arredo Fvg potrebbe perdere un valore della produzione tra 1,2 e 1,4 miliardi di euro, con un export potenzialmente ridotto attorno ai 500 milioni. Per dare un’idea, il calo nell’export nella crisi del 2008 era stato di circa 300 milioni.

“In questo momento di mercati molto rallentati quel che conta è tenere vicino il personale qualificato che abbiamo formato negli anni – commenta i dati il presidente del Cluster, Franco di Fonzo -. A differenza di altre attività, il volano della produzione riprenderà molto lentamente e quindi ci sono aspettative di interventi governativi, al momento ancora nebulosi per le aziende con volumi di affare sopra i 5 milioni. L’export deve essere sostenuto affinché possa riprendersi prima che nel nostro comparto si inseriscano concorrenti stranieri. A livello nazionale urge snellire e sburocratizzare”. “È un quadro complesso – aggiunge il direttore Carlo Piemonte -, molto dipende dai mercati esteri ma anche da quello nazionale, dove si potrebbe mettere in atto misure di incentivazione ai consumi come un super bonus mobili come da noi suggerito. Pur dinanzi all’emergenza dei dati le imprese non vogliono mollare, anzi, intendono crescere, investire e riprendere il loro ruolo. Molto abbiamo lasciato sul campo a favore di altri produttori arredi esteri, ma molto possiamo fare per recuperare le fette di mercato perse. Sono quotidiani i contatti con la Regione e tutti lavoriamo a fianco delle imprese, a sostegno di un settore strategico per l’economia regionale che va valorizzato nelle sue diverse filiere”.

Ad esclusione della cassa integrazione utilizzata dal 99% degli intervistati, in questa prima fase di emergenza il 70% delle imprese sentite non ha ancora ricevuto aiuti pubblici o non ne ha fatto ricorso. Delle imprese che hanno ricevuto contributi, la maggior parte ha utilizzato le garanzie statali e l’anticipo regionale al 90% sui contributi già assegnati, misura particolarmente apprezzata. C’è attesa di capire come i nuovi contributi nazionali e regionali verranno assegnati, in particolare quelli a fondo perso che rappresentano un’importante componente per fronteggiare questo momento in cui è forte il timore di esporsi a un eccessivo o insostenibile indebitamento bancario.

Il 40% degli intervistati ritiene che nel corso del 2020 dovrà attuare una riduzione del personale a fronte della situazione che si è creata ma con potenziali riduzioni molto contenute. La cassa integrazioneviene considerata come uno strumento importante per il prosieguo della propria impresa anche nel prossimo futuro (il 60% degli intervistati la considera come priorità altissima per fronteggiare il forte calo degli ordini). Pur in questa situazione, il 94% delle imprese non prende in considerazione la chiusura della propria attività, “segnale di tenacia e volontà di continuare di questo comparto mettendo in campo azioni in grado di rispondere alle nuove sfide”, commenta di Fonzo.

Oltre alla prosecuzione della cassa integrazione, c’è grande volontà di ripartire con un rafforzamento e potenziamento delle attività di marketing digitale, nonché lo sviluppo di prodotti o processi per affrontare nuovi mercati di sbocco, sia geografici che di settore. Molto meno prioritaria la riconversione produttiva o la diversificazione; quasi non presa in considerazione la chiusura temporanea dell’azienda per il 70% degli intervistati. Per riconquistare quote di mercato gli intervistati considerano prioritario il rinnovamento dell’immagine aziendale che possa portare sia ad approcci commerciali “classici”, ma non per questo meno efficaci (come partecipazione a fiere, b2b ed eventi di settore) e, allo stesso tempo, rafforzare e sostenere le azioni di digital marketing per promuovere il comparto. Altrettanto importante è favorire lo sviluppo di prodotti e processi volti alla sostenibilità ambientale. Di minor interesse sostenere processi di riconversione produttiva aziendale nonché, quasi escluso, lo stimolare la realizzazione di scontistica dei prodotti già a catalogo.

Allo stato attuale il quadro che emerge, ad una prima analisi, è che il grosso dei problemi per il comparto legno arredo Fvg deve ancora arrivare. Le ripercussioni sul valore del fatturato regionale di settore si potrebbero stimare di 1,2 a 1,4 miliardi euro in meno su base annua, con evidenti conseguenze sui posti di lavoro e sull’export, che potrebbe calare del 35%. Permane altresì una grande incertezza sulla pianificazione del futuro e su eventuali nuove ondate di chiusure, come più volte prospettate dal mondo scientifico, sia a livello nazionale che sui principali mercati di destinazione (UE e Usa) che porterebbe danni oggi incalcolabili al settore. “Le imprese sono più strutturate e solide rispetto alla crisi del 2008 e da parte degli intervistati c’è la voglia di lottare per riprendersi il ruolo che gli appartiene sul mercato nazionale e globale grazie a nuovi prodotti sempre più sostenibili, una immagine aziendale rinnovata e un’innovazione continua anche sulle modalità commerciali – chiude Piemonte -. Per fare tutto questo viene richiesta tempestività delle istituzioni e la messa in campo di aiuti mirati e disegnati appositamente per il settore legno arredo che, ricordiamo ancora una volta, rappresenta un comparto chiave per il presente e il futuro del Fvg”.