Lotta all’evasione fiscale, cause e gestione italiana


L’Italia continua a distinguersi per il suo elevato tax gap. L’evasione fiscale resta una delle principali piaghe del Paese, e contrastare questo reato è una delle priorità in cima all’agenda politica nazionale.

Il tax gap negli ultimi anni

Con l’espressione tax gap si intende il gap o differenza tra quanto regolarmente versato dai contribuenti italiani, e il gettito teorico. Quest’ultimo è il gettito fiscale che dovrebbe essere pagato allo Stato se il suo regime di tassazione venisse rispettato in ogni sua parte. Il tax gap, tradotto in termini percentuali in base al gettito teorico, definisce quella che è la propensione all’evasione di una popolazione. In Italia, negli ultimi 5 anni, si sta finalmente registrando una contrazione di questo gap, sceso per la prima volta sotto la soglia dei 100 miliardi di euro.

La contrazione del tax gap non può essere imputata ai soli cittadini italiani. Le ragioni vanno infatti ricercate nella lotta all’evasione fiscale, che da sempre rappresenta uno dei cardini dell’agenda politica italiana. In questo senso, si sono rivelate positive iniziative come l’inserimento del Canone Rai nella bolletta della luce o, ancora, la flat tax sugli affitti, che ha preso corpo nell’opzione della cedolare secca. Quest’ultima si è rivelata decisiva nella riduzione del 60% dell’evasione nel campo degli affitti. A queste procedure, si sommano gli effetti della fatturazione elettronica e le riforme sull’IVA.

L’Italia in Europa

La riduzione dell’evasione fiscale ottenuta con gli ultimi provvedimenti è importante ma non sufficiente. Stando agli ultimi dati raccolti, gli italiani evadono ancora per una percentuale che supera di poco il 10% del PIL, confermandosi così come i principali evasori in Europa. Subito dietro, si trova la Germania: i tedeschi, tuttavia, sembrano assestarsi su un’evasione pari ad appena il 4% del loro PIL. Come si deduce da queste percentuali, il gap tra il primo posto italiano e il secondo posto tedesco è notevole. Questo è di certo un triste traguardo per la nazione, che potrebbe affrontare con energia rinnovata la questione fiscale.

Gli obiettivi raggiungibili sarebbero molteplici, e andrebbero oltre il miglioramento della soglia di legalità raggiunta dai cittadini italiani. La crisi economica in cui versa il Paese diventerebbe un ricordo. Vale la pena specificare tuttavia che l’Italia detiene anche il primato per l’imponenza del proprio sistema fiscale, il ché non è di certo un vanto. Molte realtà economiche, come le più piccole del Meridione, finiscono spesso per essere schiacciate dal peso della tassazione. L’evasione diventa una risposta, per quanto illegale e non tollerabile, per il mantenimento di un introito e di posti di lavoro che, altrimenti, andrebbero certamente persi.

Chi sono gli evasori italiani?

In Italia, alcuni settori sono più propensi di altri all’evasione fiscale. Questa ovviamente regna su tutti i territori dell’illegalità, dalla prostituzione allo spaccio di sostanze stupefacenti. Un discorso diverso merita invece l’ambito delle scommesse e del gambling, in cui si distinguono casinò online come quelli rintracciabili su Topcasino.me, e che dunque merita una trattazione specifica. La distinzione operata da ADM – Agenzia delle Dogane e dei Monopoli tra casinò legali e casinò non autorizzati ha delle profonde ricadute fiscali. Nel primo caso, i casinò stessi agiscono come sostituti d’imposta, versando allo Stato introiti sui giochi del loro portale e tassando progressivamente i jackpot eventualmente rilasciati agli utenti. Nei casinò non autorizzati, invece, i giocatori stessi devono provvedere a dichiarare eventuali entrate: in caso contrario, incorrono essi stessi nel reato di evasione fiscale, come d’altro canto fa il casinò stesso.

Infine, una menzione a parte meritano IVA e IRPEF, che risultano ancora le tassazioni più evase dagli italiani, per un totale di oltre 70 miliardi di euro. Lavoratori autonomi e proprietari di immobili si confermano dunque i maggiori evasori in Italia. La percentuale di evasori nelle due categorie sfiora il 35% nel primo caso, e il 65% nel secondo.