Dal parrucchiere sì o no anche fuori dal proprio comune, appello al prefetto

La Cna sui parrucchieri in Fvg.

Con il passaggio del Fvg in zona arancione, sta emergendo sempre più per i cittadini il problema dello spostamento da un comune a un altro per usufruire delle attività che possono restare aperte in base al Dpcm, come, ad esempio, i saloni di acconciatura, barbieri, centri estetici o di tatuaggi, ubicati al di fuori del comune di residenza.

Se alcune categorie di commercio al dettaglio hanno già sollevato la questione, ora tocca agli artigiani cercare di far chiarezza chiedendo ai Prefetti di chiarire cosa si possa fare o meno.

“Sono numerose le imprese che ci stanno chiedono chiarimenti in merito – riferisce il presidente della Cna regionale Fvg Nello Coppeto -, in particolare a seguito delle disdette che stanno ricevendo dai clienti, che annullano l’appuntamento per timore di essere sanzionati”. Si tratta di tipologie di servizi caratterizzate da un rapporto di continuità e fiducia tra cliente e operatore costruito nel tempo, che implicano una conoscenza della persona ai fini del più corretto e adeguato trattamento da applicare.

Ma il cittadino si può servire di esercenti di fiducia benché si trovino al di fuori del proprio comune di residenza? Il Dpcm 3 novembre 2020 recita che “è vietato ogni spostamento con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili in tale comune”.

“Le attività di parrucchiere ed estetista – specifica il direttore regionale Cna Roberto Fabris– rientrano appunto tra quelle non sospese. È bene quindi che si faccia chiarezza affinché i nostri associati non siano penalizzati da errate interpretazioni della norma”. Il presidente della CNA Fvg ha quindi scritto una lettera ai Prefetti della regione per sottoporre la questione, auspicando che l’interpretazione del recente Dpcm possa tenerne conto. “Una interpretazione estensiva favorirebbe questi operatori di servizi alle persone, soprattutto in un momento molto difficile come quello dell’attuale contesto economico locale, evitando anche il rivolgersi ad operatori abusivi – rammenta Coppeto – come già emerso nel periodo del lock-down di marzo e aprile”.