Culle vuote, il Friuli “perde” bambini: in 10 anni il 30% di neonati in meno

La denatalità in Friuli.

Quello del calo demografico è un problema generale che sta colpendo gran parte del mondo occidentale, ma il Friuli Venezia Giulia è una delle regioni italiane in cui la denatalità si fa sentire in maniera più pesante: i nati, secondo gli ultimi dati Istat, sono appena 6,1 ogni mille abitanti, dato che la piazza agli ultimi posti in Italia.

Ad alzare la media è Pordenone, che registra un tasso di natalità del 6,8 per mille (in aumento dello 0,1 rispetto all’anno precedente); ad abbassarla tutte le altre province del Fvg: 5,9 per mille a Trieste e Gorizia, addirittura 5,7 per mille a Udine (quasi tutte in calo rispetto all’anno precedente).

I numeri drammatici delle cosiddette culle vuote, sono stati esplicitati anche dall’assessore regionale alla salute, Riccardo Riccardi: “In Friuli Venezia Giulia, in 10 anni – ha detto -, la natalità è calata del 30% circa. Si è passati dai 10mila nati del 2012 a una previsione, per fine 2023, che chiude su 7300 nuovi nati. La nostra Regione è in 18esima posizione, in Italia, in termini di natalità, ed è la seconda in termini di anzianità”.

Una “rivoluzione” demografica in atto che ha delle conseguenze generali sulla struttura della nostra società. Riccardi ne ha parlato per quanto riguarda il punto di vista sanitario: “Nonostante il calo – ha spiegato -, abbiamo gli stessi punti nascita e gli stessi posti letto nelle strutture per non autosufficienti. Dobbiamo cambiare subito il modello: i dati parlano chiaro. Non abbiamo il tempo, né la forza o la volontà di capire di chi è la colpa di questa situazione, perché le energie sono veramente poche e vanno messe a sistema, unite”. Insomma, l’inverno demografico chiede uno spostamento anche nella geografia dei servizi socio-sanitari.

Anche dal punto di vista scolastico, le culle vuote richiedono un ripensamento e non è un caso se si parla sempre più spesso di accorpamenti tra gli istituti. Secondo l’ultimo report di CittadinanzAttiva, gli alunni delle scuole dell’infanzia tra l’anno scolastico 2021-2022 e quello 2022-2023 sono calati di 357 unità; quelli delle scuole primarie di 659; quelli delle secondarie di primo grado di altri 269 unità. Quasi 1300 ragazzi in meno in un anno. In controtendenza solo le superiori, che registrano 41 studenti in più.