Gender gap, in Friuli le donne guadagnano il 33% meno degli uomini

Il gender gap è ancora una sfida da vincere in Friuli.

Il Friuli Venezia Giulia mostra dati migliori rispetto alla media italiana, ma la parità salariale e occupazionale resta una sfida significativa per le donne; nel corso dell’assemblea regionale delle Donne Cgil a Trieste, sono emersi numeri che evidenziano quanto il gender gap sia ancora ampio: in regione il divario occupazionale tra uomini e donne si attesta intorno al 12%, mentre quello retributivo arriva al 33%.

I dati e la condizione lavorativa femminile.

L’Italia si conferma fanalino di coda in Europa per tasso di occupazione femminile, con un 53,3%, mentre il Fvg, con il suo 63,9%, è al terzo posto nel Paese, ma ancora sotto la media europea del 66,2%. Questi dati riflettono una situazione in cui, nonostante migliori performance rispetto al resto del territorio nazionale, le donne si trovano spesso in condizioni di lavoro discontinuo, precario e con minori retribuzioni rispetto agli uomini.

Tra gli elementi che pesano sul divario ci sono anche le modalità contrattuali: in regione, più di un terzo delle donne lavora part-time, spesso involontariamente, mentre il 15% di esse è assunto con contratti a termine, contro l’11% degli uomini. Inoltre, le donne sono maggiormente presenti in posizioni e settori meno remunerativi, nonostante rappresentino la maggioranza tra i laureati.

Le conseguenze si riflettono anche sulle pensioni femminili, che risultano inferiori per effetto di una carriera lavorativa spesso frammentata e poco tutelata. È stato sottolineato che questo influisce negativamente sull’autonomia economica delle donne, soprattutto in età avanzata, con possibili ripercussioni anche sulla salute.

Le delegate presenti all’assemblea hanno ribadito l’importanza di rafforzare politiche pubbliche che favoriscano l’occupazione femminile, una più equa distribuzione dei carichi familiari e tutele previdenziali adeguate. “Le donne – ha detto la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglionelavorano meno, in condizioni peggiori e segregate in comparti “poveri”“. Per questo, prosegue, “c’è bisogno di rivedere norme che penalizzano tutti e tutte, ma in particolare le donne”.

I dati della Cgil sull’occupazione femminile: