L’inflazione galoppa, le bollette pure, in Friuli le famiglie sono sempre più povere

Aumenta il rischio povertà in Friuli

Prezzi e spese schizzano in su, gli stipendi no: in Friuli, sempre più famiglie rischiano la povertà.

Il contesto economico è infatti complesso e i dati che arrivano sono tutt’altro che ottimistici. L’inflazione si stima infatti attorno all‘8 per cento (ma all’ultimo dato utile, quello di agosto, a Udine aveva già raggiunto l’8,3 per cento rispetto all’anno precedente) e l’Ufficio Studi della Cgia di Mestre ha già calcolato che l’aumento dei prezzi si sta mangiando una buona fetta dei risparmi dei friulani: più di 2 miliardi di euro in tutta la regione.

Il capoluogo friulano è il più colpito, con una perdita di acquisto stimata in 912 milioni di euro; segue Pordenone, dove vanno persi 504 milioni, poi Trieste 382 e Gorizia con 213 milioni di euro. Allo stesso tempo, Federconsumatori ha stimato che, a causa degli aumenti, quest’anno le famiglie friulane spenderanno 2600 euro in più.

I rincari mettono a rischio soprattutto le categorie più fragili, come precari e pensionati: l’impennata dei prezzi del quarto trimestre e del 2023 rischia di spingere decine di migliaia di famiglie nel disagio e la povertà. A lanciare l’allarme è anche la Cgil regionale, in un incontro che si è tenuto oggi a Cividale: “A fine 2021 – dice il segretario Fvg, Valter Pezzetta -, erano 100mila i residenti di questa regione in condizioni di povertà relativa, vale a dire con un reddito disponibile inferiore del 50% rispetto a quello medio. Circa 65mila, secondo le nostre stime, sono invece quelle in condizioni di povertà assoluta, cioè non in grado, con le sole proprie forze, di soddisfare tutti i bisogni primari della vita. I nostri indicatori ci dicono purtroppo che si tratta di un’area di disagio e deprivazione in forte espansione, non solo a causa del caro vita, ma anche per i primi segnali di difficoltà del nostro tessuto produttivo, legati anch’essi alla crisi energetica, ai rincari delle materie prime e al rallentamento della domanda”.

Più esposte al rischio sono le famiglie numerose, i giovani precari e i pensionati dato che “in questa regione – aggiunge il responsabile del dipartimento welfare Gino Dorigo -, più di un pensionato su  tre, e il 48% tra le pensionate, non supera i 1.000 euro netti di reddito”. Per questo, la Cgil del Fvg chiede di rafforzare, anche a livello regionale, gli ammortizzatori sociale e le forme di sostegno.