Con l’approvazione unanime di una proposta di modifica al decreto legislativo 81/2008, le Regioni hanno compiuto un passo importante per garantire maggior tutela ai volontari di Protezione civile e per ridurre il carico di responsabilità sugli enti coinvolti, a partire dai sindaci. Una necessità nata dopo il caso Preone quando, per la morte di un volontario di Pc, sono finiti a processo per omicidio colposo il sindaco e il coordinatore.
L’assessore regionale alla Protezione civile, Riccardo Riccardi, ha commentato così la decisione presa durante la Conferenza delle Regioni del 5 agosto: “Abbiamo agito convinti che questa esperienza straordinaria e partecipata non debba finire, ma anzi vada tutelata e valorizzata, portandola fuori dalle norme che riguardano i datori di lavoro, perché rappresenta un patrimonio per tutta la collettività”.
La proposta, sviluppata dalla Regione Friuli Venezia Giulia in collaborazione con il Dipartimento nazionale della Protezione civile, interviene con decisione rispetto alle normative precedenti. Non si tratta solo di correggere alcune regole, ma di escludere chiaramente i volontari e i sindaci dall’applicazione del decreto 81, che disciplina la sicurezza sul lavoro.
Allo stesso tempo, la norma sottolinea l’importanza di mantenere la formazione, l’informazione e la sorveglianza sanitaria per i volontari, ma in un quadro normativo più adeguato e specifico rispetto a quello pensato per i lavoratori.
“Dopo la legge regionale sulla tutela legale, definita insieme a volontari e sindaci, questa proposta chiarisce come il contributo dei volontari sia pienamente sostenibile – spiega Riccardi – e allo stesso tempo protegge gli amministratori locali, che operano spesso in emergenza, dal rischio di responsabilità previsto per i datori di lavoro. L’obiettivo è armonizzare le regole di sicurezza con lo spirito di solidarietà e impegno civile che caratterizza la Protezione civile. Serve anche un aggiornamento delle sanzioni per renderle coerenti con le nuove norme sul volontariato”.
Terminata la fase di confronto con le Regioni, il testo sarà ora inviato al Governo, che potrà inserirlo in un prossimo decreto legge. Contemporaneamente, si inizierà a definire con precisione le attività che non rientrano più nel decreto 81.