Tassa di soggiorno estesa a tutti i Comuni: le novità in Friuli Venezia Giulia

Le novità della tassa di soggiorno in Friuli Venezia Giulia.

Il Friuli Venezia Giulia introduce importanti novità in materia di tassa di soggiorno. Il nuovo disegno di legge sul Codice regionale del commercio e del turismo, illustrato dall’assessore regionale alle Attività produttive e Turismo, Sergio Emidio Bini, è stato approvato con parere favorevole dal Consiglio delle autonomie locali.

Tra le principali novità, tutti i Comuni della regione potranno introdurre la tassa di soggiorno mentre prima era una misura appannaggio dei Comuni capoluogo e delle località turistiche. Le amministrazioni locali avranno maggiore flessibilità nella determinazione dell’importo e nella gestione delle risorse, potendo destinare fino al 50% degli introiti agli investimenti sul territorio.

“Viene estesa a tutti i comuni la possibilità di introdurre la tassa di soggiorno, per la quale a livello nazionale è fissato un tetto massimo di 5 euro a notte, lasciando alle singole amministrazioni la possibilità di stabilire l’importo della tassa e di avere più discrezionalità nella gestione delle risorse. I comuni potranno destinare agli investimenti fino al 50% delle risorse così ottenute”, ha spiegato Bini.

Commercio e turismo: da 14 leggi a 1.

Il ddl sul Codice regionale punta a valorizzare in maniera coordinata turismo e commercio. “Con questa norma vengono valorizzate, per la prima volta nel nostro Paese, le discipline del turismo e del commercio con l’obiettivo di attuare una promozione integrata del territorio. Si passa da un sistema articolato su 14 leggi, 567 articoli e 29 regolamenti per i contributi a un’unica legge di 143 articoli con 7 regolamenti. Inoltre, per l’attuazione della norma sono già stati inseriti a bilancio 134 milioni di euro per il biennio 2026-27”, ha precisato l’assessore.

I sei pilastri del ddl.

Il ddl si articola su sei pilastri principali: semplificazione normativa; masterplan per l’urbanistica commerciale, con mappatura delle aree commerciali esistenti, coordinamento regionale dei nuovi insediamenti e attenzione alla densità commerciale e alle aree in crisi; sostegno al commercio di prossimità e alle attività storiche, con incentivi per l’apertura di nuovi negozi nei centri storici, nelle zone a indebolimento commerciale e nei piccoli comuni, incluso l’abbattimento degli affitti per i primi due anni.

E ancora, promozione del turismo lento, soprattutto cicloturismo, cammini turistici e forme di ricettività ad essi collegate; piano strategico per i consorzi turistici, con fondo contributivo dedicato; miglioramento della qualità dell’offerta, attraverso un nuovo disciplinare di classificazione basato sui servizi erogati ai clienti.

“Il nuovo Codice prevede la mappatura delle aree commerciali esistenti, permettendo di avere contezza delle aree centrali e periferiche, delle tipologie di attività presenti e delle zone in crisi o sottoutilizzate. È un passaggio fondamentale per la riforma dell’urbanistica commerciale, con l’obiettivo di incentivare gli insediamenti di nuovi esercizi di vendita nei centri urbani”, ha aggiunto Bini.

Le medie e grandi superfici di vendita nei centri storici dovranno semplicemente presentare una Scia al Suap competente, mentre per le zone extra centro sarà richiesta una conferenza dei servizi regionale. Inoltre, i Comuni potranno alzare gli oneri di urbanizzazione se l’insediamento richiede un cambio di destinazione d’uso, limitando il consumo di suolo.

Focus sul lavoro

Il ddl mira anche a favorire la qualità del lavoro. “In accordo con le organizzazioni sindacali, la norma disincentiva i cosiddetti ‘contratti capestro’, sottoscritti da organizzazioni poco rappresentative e spesso sbilanciati a vantaggio del datore di lavoro. È introdotta una premialità per le imprese che si attengono ai contratti sottoscritti dalle associazioni di settore maggiormente rappresentative a livello nazionale”, ha concluso l’assessore.