Nelle grotte del Friuli scoperto un dente di 13mila anni fa

Grazie ad un dente si sanno le abitudini di uomini del Paleolitico

Un bambino di sesso maschile di quasi 12 anni, ben 13.000 anni fa, perse un dente da latte all’interno delle Grotte di Pradis, nelle Prealpi friulane. Quel dente è stato ritrovato dagli studiosi dell’Università di Bologna ed ha permesso di ricostruire la mobilità stagionale degli umani del Nord Italia all’epoca del Paleolitico superiore.

Grazie a quel dente è stato possibile comprendere come il bambino si muovesse stagionalmente ed appartenesse ad un gruppo di cacciatori di marmotte di quelle zone. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista del gruppo Nature, Scientific Reports, con il titolo “Tracing the mobility of a Late Epigravettian (~ 13 ka) male infant from Grotte di Pradis (Northeastern Italian Prealps) at high‑temporal resolution”.

“Questa è la prima testimonianza diretta delle strategie di mobilità stagionale dei gruppi umani presenti nel Nord Italia durante la fase della cultura epigravettiana, nel tardo Paleolitico superiore”, spiega Matteo Romandini, ricercatore al Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna e Direttore del Museo della Grotta di Pradis, tra gli autori dello studio. “Inoltre, il piccolo dente da latte ci ha dato la possibilità di conoscere da vicino le prime fasi della vita del bambino e le condizioni della madre durante la gravidanza, consegnandoci così informazioni importanti sulla struttura sociale di un gruppo di cacciatori-raccoglitori dopo l’ultima era glaciale”.

La geografia: le Grotte di Pradis

Pradis sorge a oltre 500 metri sul livello del mare, al centro delle Prealpi Carniche ed in provincia di Pordenone. La zona è stata frequentata spesso durante il Paleolitico superiore e fa parte dei siti preistorici che si sviluppano su tutta l’area alpina ed entro il quale si muovevano diversi gruppi di raccoglitori-cacciatori.

“Sappiamo che nelle Grotte di Pradis, la quasi totalità dei resti animali venuti alla luce appartiene a una sola specie – la marmotta alpina – ed è proprio tra questi resti che, nel corso della mia tesi di Dottorato presso l’Università di Ferrara, ho riconosciuto il dente umano oggetto di questo studio”, afferma Nicola Nannini partecipante del lavoro.

La marmotta alpina tendeva a raccogliere risorse per prepararsi alla stagione invernale e la loro caccia doveva avvenire a ridosso del suddetto periodo, probabilmente tra settembre ed ottobre.

Le risposte all’interno del piccolo dente

Grazie agli studi della professoressa Sahra Talamo direttrice del laboratorio 14C BRAVHO dell’Università di Bologna, avvenuti grazie all’utilizzo del radiocarbonio, è stato possibile attribuire un’età al dente: si parlerebbe all’incirca di un periodo compreso tra 13.088 e 12.897 anni fa.

Solo tramite le analisi chimiche e biomolecolari si è riuscito a stabilire l’appartenenza del dente, presumibilmente ad un bambino di 11-12 anni, nato lontano dall’area dell’altopiano di Pradis; e grazie allo studio del rapporto isotopico dello stronzio si è potuta ricostruire la frequenza degli spostamenti del bambino, e di conseguenza del gruppo di cacciatori-raccoglitori con cui viveva.

“I dati che abbiamo ottenuto mostrano un pattern simil-sinusoidale, probabilmente riconducibile ad una mobilità stagionale programmata”, spiega Federico Lugli, ricercatore Unibo e primo autore del lavoro. “Il reperto risale ad un’epoca post-glaciale, in cui si è verificata un’estesa ma graduale riforestazione dell’area e questo ha portato i gruppi umani a muoversi di stagione in stagione nelle zone che potevano offrire le risorse più utili e abbondanti”.

“Il grande lavoro multidisciplinare che è stato realizzato dimostra la grande varietà di informazioni che è possibile ottenere anche da un piccolo reperto come un singolo dente umano”, commenta il professor Stefano Benazzi, direttore del BONES Lab che ha coordinato lo studio. “Grazie a questo sforzo congiunto, è stato possibile aggiungere un importante tassello allo studio dell’evoluzione umana recente e delle abitudini dei cacciatori-raccoglitori epigravettiani”.

Il restauro in 3D

Dopo l’analisi il dente è stato restaurato utilizzando la tecnica della stampa a 3D con l’utilizzo delle stesse proporzioni prelevate a campione, restituendo al reperto la forma originale. Il dente è ora tornato nel luogo in cui è stato ritrovato e sarà presto esposto al Museo della Grotta di Pradis, nel Comune di Clauzetto, in provincia di Pordenone.