Dallo sport alla spesa, gli effetti della pandemia in Friuli studiati in Università

Il vicegovernatore alla presentazione del report

Gli effetti della pandemia in Fvg studiati in Università

 “La comunità del Friuli Venezia Giulia ha risposto in maniera collettiva alla pandemia, sviluppando resilienza, mostrando tenuta e rivelandosi forte: durante questi due difficili anni si è sviluppata naturalmente una vera e propria alleanza della società, stretta in particolare attorno al sistema sanitario della nostra Regione, quello più messo alla prova”.

Lo ha messo in evidenza il vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia con
delega alla salute, Riccardo Riccardi, nel commentare i dati del report
Salute, stili di vita e benessere. L’impatto della pandemia da Covid-19 in Friuli Venezia Giulia illustrati questo pomeriggio a Udine, nel salone di
palazzo Antonini-Belgrado. Lo studio, svolto dall’Ateneo friulano, è stato
promosso dalla commissione regionale per le pari opportunità tra uomo e
donna. Hanno preso parte alla presentazione della ricerca il presidente del
consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, il prefetto di Udine, Massimo
Marchesiello
, la presidente della Commissione, Dusy Marcolin, numerosi
docenti ed esperti.

“Un plauso e un grazie alla commissione regionale per le pari opportunità
per l’importante lavoro che svolge quotidianamente e che ha svolto anche in questo caso specifico – ha detto il vicegovernatore -. L’indagine che è
stata presentata va a dare una prima indicazione sull’effetto che la
pandemia che ha avuto sulle vite dei cittadini del Fvg
sotto diversi
profili. Il tema non solo è di grande attualità oggi: lo sarà anche in
futuro perché gli effetti del Covid sulle nostre esistenze e sulla società
li potremo valutare e cogliere appieno nel medio e lungo periodo
. Sappiamo che pandemia non è finita anche se, fortunatamente, in questo momento l’infezione non crea pressione sugli ospedali”.

Lo studio

Alla base dello studio un questionario cui hanno risposto 841 persone, di
cui 611 femmine (72,65%), e 230 maschi (27,35%). Il campione ha dichiarato
che le proprie condizioni di salute sono molto buone, per il 31,27%, e
buone, per il 44,71%
. Questo è stato confermato anche dalle successive
domande sull’essere o meno affetti da una o più patologie croniche tali da ostacolare il vivere quotidiano. Non ci sono stati particolari problemi nell’approvvigionamento dei farmaci.

Per quanto riguarda le visite/interventi non sono stati lamentati
particolari problemi, anzi: il 63,5% ha risposto di non essersi trovato
nella spiacevole situazione di dover riprogrammare visite mediche.
Per
quanto riguarda il rapporto col medico di base, il 49,35% dei partecipanti
al questionario ha dichiarato di non aver avuto bisogno di rassicurazioni o di essere seguito/a dal proprio medico (il 31,39% ha messo in luce come
questa figura sia stata un punto di riferimento, seppure a distanza, anche
nel periodo più difficile della pandemia).

I risultati ottenuti hanno mostrato come i livelli di stress siano stati
molto diversi tra uomini e donne, con una maggiore propensione di queste
ultime a manifestare stati di ansia e malessere generale: 50,34% delle donne contro il 37,44% degli uomini. I periodi di lockdown hanno però inciso su entrambi i generi andando a modificare in particolare l’attività fisica (65,76%), gli hobbies (43,52%) e il regime alimentare (35,2%). Le donne (50,85%) hanno manifestato una capacità di resilienza maggiore rispetto agli uomini (42,92%).