Indagati per la morte di un collega: dal Friuli parte la protesta, la Protezione Civile incrocia le braccia

“Sciopero” della Protezione Civile.

“Sciopero” della Protezione Civile in Friuli Venezia Giulia: è la prima volta che accade una cosa del genere, ma, d’altronde, è anche la prima volta che un sindaco e un volontario vengono indagati per omicidio colposo per la morte di un collega.

E così, dal Friuli, patria della Pc e dove si contano 10mila persone che hanno messo a disposizione il loro tempo per il monitoraggio del territorio, parte la protesta: troppi rischi per i volontari che dai magistrati sono stati equiparati a datori di lavoro e come tali responsabili in materia si sicurezza.

Il caso di Preone.

Tutto è nato dal caso di Preone e dalla tragica morte di Giuseppe De Paoli, caposquadra del gruppo comunale, travolto da una ceppaia. In seguito all’evento, è partita un’indagine che vede coinvolti il sindaco del paese Andrea Martinis, responsabile della Protezione Civile e del gruppo comunale, e Renato Valent, coordinatore del gruppo, che sono anche stati sanzionati.

“Siamo impegnati in un percorso che ha l’obiettivo di dare certezze, perché la straordinaria esperienza della protezione civile continui e, anzi, si consolidi – ha assicurato l’assessore regionale Riccardo Riccardi alla Consulta straordinaria dei coordinatori dei Gruppi comunali e dei presidenti delle associazioni di volontariato incardinate nel sistema -. La Regione percorrerà tutte le strade possibili per giungere a una soluzione che assicuri ai primi cittadini, ai coordinatori delle squadre di Pc e ai volontari, la tranquillità necessaria per continuare la loro meritoria, generosa e fondamentale opera a favore della collettività”.

“È indubbio che la situazione che si è venuta a creare, e che non ha precedenti nella storia dell’attività del volontariato di protezione civile, e in generale nel mondo del volontariato, ci preoccupa – non ha nascosto Riccardi -. Qui si tratta di dare certezze  sull’applicazione di una norma che, per quello che è il pensiero dei nostri giuristi, a partire dal 2011, non può essere applicata al volontario così come si applica a un datore di lavoro in relazione al rapporto che lo lega ai suoi dipendenti. Lo stesso si dica per la figura del responsabile o preposto che sia”.

“Tuttavia, se tutto ciò non dovesse essere condiviso, assumeremo tutte le iniziative possibili per giungere a un chiarimento dell’interpretazione della norma, che sancisca e consolidi definitivamente i principi specifici che valgono per il volontariato di protezione civile in questo campo e per la quale apparirebbe necessaria una unificazione del Parlamento”.

Lo sciopero.

Comprendo appieno il timore che alberga in volontari, coordinatori e sindaci e comprendo la loro scelta di sospendere le attività. Così come quella, che abbiamo subito accolto, di rinviare la Giornata del volontario, fissata nei primi giorni di dicembre 2023, e la successiva convocazione degli Stati generali della Protezione civile”.

Non solo i volontari: anche i sindaci protestano.

Solidarietà ai volontari della Protezione Civile è arrivata anche dai sindaci, in particolare quelli del Friuli Orientale: “Può un sindaco o un coordinatore di squadra essere considerato un preposto per la sicurezza, alla stessa stregua di un’azienda, nei riguardi di un volontario della Protezione Civile, con tutte le responsabilità che ne derivano?” si chiedono i primi cittadini.

“Secondo il giudice che ha inflitto una sanzione penale al coordinatore di Preone per la morte di un volontario (avvenuta lo scorso luglio durante delle operazioni di emergenza) la risposta è sì. Il magistrato ha interpretato la legge 81/2008 sulla sicurezza sul lavoro equiparando il ruolo del datore di lavoro a quello di un amministratore pubblico. Una lettura soggettiva e un vuoto normativo che mettono ora in discussione l’operatività di uno dei servizi più apprezzati della nostra regione”.

“I Comuni della Comunità del Friuli Orientale esprimono massima solidarietà al sindaco di Preone e ai volontari che si sono autosospesi – commenta il presidente Enrico Basaldella -. La sentenza ribalta la convinzione che la legge non si applichi al campo del volontariato, creando un precedente. L’organo giudiziario prima d’ora non aveva mai incriminato un sindaco o un coordinatore”.

E’ quindi in atto una “rivoluzione” delle squadre comunali, a tutela dei coordinatori e dei sindaci, finché un decreto chiarisca o, più difficilmente, che si modifichi la legge sulla sicurezza sul lavoro. In attesa che la politica nazionale fornisca una interpretazione univoca, le squadre comunali PC staranno ferme non solo in FVG, ma anche in altre regioni che stanno aderendo a cascata.