Spesa aumentata di 700 euro in un anno: in Friuli, 6 famiglie su 10 costrette a ridurre i consumi

Le conseguenze dell’inflazione sui consumi delle famiglie in Friuli.

Migliora l’occupazione, ma l’aumento dei prezzi frena i consumi: più di sei famiglie su dieci, in Friuli, sono state costrette a ridurli, a causa di una spesa che in un anno è cresciuta di oltre 700 euro.

È la sintesi di quanto presentato nella sede della Confcommercio Pordenone nel corso di un incontro con la stampa promosso dall’Ente Bilaterale del Terziario del Fvg. Sul tavolo le indagini sul mondo del lavoro di Format Research e Ires Fvg. A intervenire il presidente dell’Ebiter Andrea Sappa, il vice Fabio Pillon, il direttore scientifico di Format Research Pierluigi Ascani e il ricercatore dell’Ires Fvg Alessandro Russo.

La situazione economica dei lavoratori e i consumi.

Nel corso del 2023 migliora l’indicatore con riferimento alla situazione economica delle famiglie, nel 2022 era pari a 37 e alla fine del 2023 è pari 40. La situazione della condizione economica è destinata a migliorare nei prossimi sei mesi: il 23,2% segnala che la propria situazione economica migliorerà, la percentuale di coloro che affermano che peggiorerà passa al 30,8% e anche l’indicatore congiunturale si porta a 46 punti.

Resta sostanzialmente invariata l’area del disagio sociale delle famiglie del Fvg: era pari al 18,0% all’inizio del 2023, oggi è pari al 17,6% delle famiglie. Nel 2023 il 34,2% dei lavoratori ha visto crescere il valore dei propri consumi per beni e servizi, per il 57,8% sono rimasti invariati e per l’8% sono diminuiti.

L’impatto sui consumi da parte di fattori esterni come, ad esempio, l’inflazione è stato molto significativo per quasi un lavoratore su quattro e abbastanza significativo per il 63,6%. Le spese obbligate per i lavoratori, intese come mutui, bollette, gestione della casa e altre spese simili sono cresciute considerevolmente nel corso dell’ultimo anno. L’impatto su questi costi da parte di fattori esterni è stato molto o abbastanza significativo per l’84,2% dei lavoratori.

Nel 2022 (ultimo anno disponibile) la spesa media mensile per consumi delle famiglie del Fvg è cresciuta del 2,2% (quasi 60 euro in più), in particolare nell’ambito dell’abbigliamento e calzature (+20,3%) e dei servizi di ristorazione e alloggio (+25,2%). La quota di spesa destinata ai consumi alimentari (17,8%) è, invece, diminuita dopo l’apice registrato durante la pandemia (19,1%). Al primo posto si conferma il capitolo relativo alla casa (che comprende anche acqua, elettricità, riscaldamento, ecc.), pari a più di 1.000 euro al mese su un totale di oltre 2.600.

La dinamica dei prezzi dei beni alimentari è rimasta ancora sostenuta durante lo scorso anno, nonostante la frenata dopo il picco di ottobre 2022 (+11,3% su base annua in Fvg). L’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività nel 2023 ha fatto segnare una variazione tendenziale del +5,4% in regione, i prodotti alimentari e le bevande analcoliche una crescita quasi doppia (+10,1%). I primi mesi del 2024 vedono un proseguimento della fase di rallentamento dell’inflazione degli alimentari (+3% a marzo), mentre si mantiene più costante l’indice generale (+1,6%).

La grande distribuzione organizzata.

Nel 2023 il Friuli Venezia Giulia è al primo posto tra le regioni per diffusione della grande distribuzione organizzata rispetto alla popolazione, con 945 mq di superficie di vendita ogni mille abitanti. La ex provincia di Gorizia è prima in Italia (con 1.190 mq per 1.000 residenti, un valore superiore al doppio della media nazionale), seguita da Udine (con 1.061); sono le uniche che superano i 1.000 mq. Pordenone è settima (con 802 mq) e Trieste dodicesima (731 mq).

La nostra regione presenta un’incidenza particolarmente elevata delle grandi superfici specializzate (non inferiori ai 1.500 mq) sul totale nazionale (6,2% contro una media generale di 3,4%). Per i negozi specializzati nel settore tessile e dell’abbigliamento l’incidenza sale al 9,5%.

L’occupazione.

Tiene l’occupazione del settore terziario del Friuli Venezia Giulia alla fine del 2023, in leggero miglioramento rispetto ai primi mesi dell’anno. L’indicatore congiunturale è pari a 53 punti. L’occupazione nel terziario è cresciuta costantemente nel triennio 2021-2023, superando anche i valori pre-pandemici. Nel 2023 gli occupati nei servizi erano 350.000, pari al 67,3% del totale. Questa dinamica è stata favorita dall’andamento positivo del turismo ed è stata accompagnata da un importante incremento del lavoro stagionale.

Per il prossimo semestre l’86% delle imprese del terziario del Fvg prevede un quadro occupazionale stazionario. Sono quasi l’11% le imprese che pensano di aumentare il numero di addetti entro i primi sei mesi del 2024.

Nel periodo aprile-giugno 2024 sono previste 31.220 assunzioni in regione, di cui il 69% nei servizi (21.600). Nel confronto con le previsioni relative al medesimo periodo dello scorso anno si evidenzia un incremento significativo (+9%). Ad aprile la maggior parte delle assunzioni delle imprese del terziario verranno effettuate nelle attività turistiche e commerciali e riguarderanno gli addetti alla ristorazione (1.830 assunzioni) e alle vendite (850).

Le figure professionali previste in ingresso nella ristorazione, inoltre, presentano delle difficoltà di reperimento nel 62% dei casi (quasi sempre per mancanza di candidati), un dato che nell’ultimo anno si è mantenuto costantemente superiore alla media generale.

Le retribuzioni.

Le retribuzioni nel terziario hanno recuperato, ma solo in termini nominali, i valori registrati prima della pandemia. Tra i comparti con l’imponibile previdenziale più elevato si segnala quello delle attività di produzione di software e consulenza informatica, con circa 4.600 occupati in regione nel 2022 e una media di quasi 32.000 euro.

Nelle posizioni più basse ci sono i servizi di alloggio (13.047 euro), pulizia (12.808 euro) e ristorazione (10.750 euro). Se si considerano i lavoratori a tempo indeterminato e full time i divari si riducono, con la ristorazione che registra un valore medio di 21.145 euro contro i 35.540 delle attività di produzione di software e consulenza informatica. Si può anche notare che nei settori con le retribuzioni più elevate l’incidenza femminile è, in genere, minoritaria e viceversa (39% nei servizi informatici, oltre il 60% nelle attività alberghiere, della ristorazione e nelle pulizie).