Il barista, il ristoratore e l’oste: il Friuli che spera di poter riaprire

La speranza per le riaperture in Friuli.

Il governatore Massimiliano Fedriga, indossando la divisa di presidente della Conferenza delle Regioni, ha precisato: “Non abbiamo messo date nelle linee guida perché non cerchiamo lo scontro”. Ma è ovvio che tutti guardino a quel 2 maggio come una data realistica, più che un semplice messaggio di speranza.

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I ristoranti come i bar, le palestre come le piscine, i cinema come i teatri chiedono da mesi solo di poter tornare a lavorare. I motivi sono ben noti: da quando è scoppiata la pandemia sono stati costretti alla chiusura totale o parziale, con il comune denominatore di aver mantenuto le spese fisse inalterate, mentre gli incassi sono andati in picchiata.

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“Il tempo massimo è scaduto, troppe attività sono in difficoltà – ha ribadito Antonio Dalla Mora, presidente di Fipe Confcommercio Udine -. Serve uno scatto di reni da parte del governo e dei politici, soprattutto da chi resta su posizioni più rigorose. L’unica medicina è la riapertura delle attività”.

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Parole a cui hanno fatto eco quelle degli esercenti. Le linee guida per le riaperture approvate ieri dalla Conferenza delle Regioni assomigliano alla luce in fondo al tunnel. Secondo l’indirizzo delle nuove linee guida, i ristoranti riaprirebbero il 1° maggio a pranzo, e a metà del prossimo mese a cena, con l’obbligo di puntare sugli spazi all’aperto.