L’udienza preliminare è durata meno di cinque minuti. In aula anche numerosi vigili del fuoco e infermieri in segno di solidarietà.
È durata meno di cinque minuti l’udienza di oggi sulla tragedia del Natisone, in cui il 31 maggio 2024 persero la vita tre giovani – Patrizia Cormos, Bianca Doros e Cristian Molnar – travolti da una piena improvvisa del fiume mentre si trovavano su un isolotto.
Il giudice Daniele Faleschini Barnaba ha disposto la citazione del Ministero dell’Interno e dell’Arcs (Azienda Regionale di Coordinamento per la Salute del Friuli Venezia Giulia) come responsabili civili, coinvolgendoli formalmente nel processo. Una decisione che ora apre la strada alla vera e propria fase dibattimentale, fissata per il prossimo 3 marzo.
In quell’occasione si entrerà nel vivo del procedimento, con l’ascolto di decine di testimoni, tra tecnici, soccorritori e forse anche familiari delle vittime, per far luce sulle dinamiche dell’intervento di soccorso e sulle eventuali responsabilità legate ai ritardi e alle scelte operative.
Nel procedimento penale sono attualmente indagati tre vigili del fuoco della centrale operativa di Udine e un operatore della centrale sanitaria Sores, accusati di presunti ritardi nella gestione dell’allerta e nelle operazioni di salvataggio, che non riuscirono ad evitare tragico epilogo.
Come già avvenuto nelle udienze precedenti, anche oggi l’aula del tribunale ha visto una forte presenza di vigili del fuoco e infermieri, accorsi per manifestare solidarietà ai colleghi sotto accusa. Una presenza silenziosa ma significativa, che sottolinea quanto il caso sia sentito non solo a livello giudiziario, ma anche umano e professionale.




