Reddito di cittadinanza sì o no? Ecco cosa ne pensano i sindaci dell’Isontino

Sul reddito di cittadinanza il parere dei sindaci dell’Isontino.

Ha alzato un grande polverone la notizia di pochi giorni fa, data dal governo Meloni, riguardante
l’abolizione del reddito di cittadinanza. Con la nuova manovra, si stabilisce infatti di restringere il numero di beneficiari per l’anno 2023 per poi abolire del tutto la misura a partire dal 2024, sostituita da una nuova riforma. Nello specifico, “dall’1 gennaio 2023 alle persone tra 18 e 59 anni (abili al lavoro eccetto coloro che abbiano nel nucleo disabili, minori o persone a carico di almeno 60 anni ) è riconosciuto il reddito nel limite massimo di 8 mensilità invece delle attuali 18 rinnovabili”. Necessaria la residenza in Italia. Previsto, inoltre, un periodo di minimo sei mesi di corsi di formazione o riqualificazione. La misura decade nel caso in cui si rifiuti la formazione e la prima offerta adeguata. Sembrano previste agevolazioni per assunzioni indeterminate per varie categorie, tra le quali si trovano anche i percettori di reddito.

Un sostegno temporaneo, quindi, e non più ‘infinito’. La decisione per alcuni è sembrata adeguata in quanto la misura non sembra aver apportato sostanziali cambiamenti nelle assunzioni e inoltre, come noto, molti sono stati i percettori del sussidio truffatori dello Stato. I dati indicano, però, che i percettori di reddito ‘furbetti’ denunciati sono in realtà pari all’incirca all’1,7%, non di più. I favorevoli al suo mantenimento, quindi, sottolineano che abolirlo significa andare a fare una guerra ai poveri -che tra pandemie e caro energia stanno aumentando sempre più- e puntano il dito piuttosto sul suo ridimensionamento o aggiustamento nelle modalità della manutenzione.

Ma cosa ne pensano i sindaci dell’Isontino?

Parere totalmente favorevole riguardo la decisione da parte del sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint: “Con la nuova finanziaria si avvia un processo di riforma che porterà nel 2024 al superamento del reddito di cittadinanza e di tutte le distorsioni che lo hanno caratterizzato. Il concetto di fondo che si vuole evidenziare è che l’aiuto non può trasformarsi in assistenzialismo perenne. Lo Stato deve offrire al cittadino in difficoltà occupazionale un impiego, non un sussidio a vita che discrimina i cittadini. Si devono distinguere le politiche attive del lavoro dall’assistenza economica per chi non può lavorare, e dal 2024 questa sarà la riforma che il governo metterà in campo, sulla quale il mio giudizio non può che essere largamente positivo”.

Sottolinea infine: “ Per quanto riguarda il comune di Monfalcone, siamo fortemente impegnati nelle politiche solidali e negli ultimi anni abbiamo ampiamente incrementato le risorse destinate e il numero degli utenti interessati. Ma siamo molto attenti agli abusi, perché altrimenti si creano cittadini di serie A e di serie B: ogni qualvolta che chi non ha un diritto approfitta delle maglie delle norme, toglie risorse destinate al bene comune e ai più fragili. Sotto questo profilo non vedo ripercussioni della riforma del reddito di cittadinanza sulla condizione sociale dei cittadini, se non di chi ha approfittato ingiustamente dell’aiuto, che deve essere riservato ai soggetti più vulnerabili”.

Ronchi dei Legionari.

Anche il sindaco di Ronchi dei Legionari, Mauro Benvenuto, commenta la notizia, prendendo in considerazione soprattutto l’uso strumentale creato attorno alla misura stessa: “Nel 2021 sono state 64 le persone che hanno richiesto e usufruito del reddito mentre nel 2022 fino ad agosto le persone sono al momento ferme a 48, con circa 7000 persone tra i 20 e i 60 anni e 3000 persone in età pensionabile. L’introduzione ha sicuramente portato dei vantaggi a diverse persone che si sono trovate in difficoltà, dall’altra parte della medaglia la misura ha presentato numerose criticità, che sono state rese note e dimostrate dall’inizio, nella concreta applicazione della misura nei territori dalla presentazione della domanda all’attuazione dei percorsi di inserimento”.

Continua: “Dal mio punto di vista ha portato alcuni benefici nella lotta alla povertà ma non ha favorito nuova e concreta occupazione. Infatti il tema non è che tutti i disoccupati sono poveri e che i poveri sono di conseguenza tutti disoccupati. Al momento le modifiche che sono prospettate dall’esecutivo non so se siano risolutive o meno ma sono certo che bisogna incentivare il lavoro introducendo le persone alla dignità del lavoro e aiutare chi è veramente in difficoltà. Purtroppo ci sono anche altre forme di sostegno e aiuto ma solo il reddito di cittadinanza è diventato un problema politico utilizzandolo più volte in maniera strumentale per creare confusione”.

Gorizia.

Rodolfo Ziberna, sindaco di Gorizia, sottolinea infine: “ Sicuramente il reddito di cittadinanza va ricalibrato per aiutare chi, effettivamente ne ha bisogno. Sono sicuro che la sua abolizione porterà all’introduzione di altri strumenti più adatti a contrastare la vera povertà. Non è un problema di controlli ma di nuova impostazione. Per il benessere stesso delle persone si deve incentivare e favorire la loro ripresa occupazionale offrendo loro al più presto delle opportunità lavorative che devono essere accettate. Non credo ci saranno ripercussioni sul bilancio economico e commerciale della città”.