La mozzarella rappresenta l’eccellenza casearia italiana più esportata e conosciuta al mondo. Questo formaggio fresco a pasta filata, declinato nelle varianti di bufala o vaccina, è un capolavoro di equilibrio tra dolcezza lattica, acidità e consistenza elastica, capace di essere protagonista assoluto se gustato in purezza o ingrediente fondamentale in cucina.
La storia della mozzarella è legata indissolubilmente alle zone paludose del Centro-Sud Italia, habitat ideale per l’allevamento delle bufale, e alle tradizioni pastorali che hanno sviluppato la tecnica della filatura. Il termine stesso deriva dal gesto del mozzare, ovvero troncare manualmente la pasta calda per formare le singole pezzature. Oggi la distinzione tra la Mozzarella di Bufala Campana DOP, più grassa, saporita e dalla struttura a sfoglie, e il Fiordilatte vaccino, più delicato e compatto, definisce due mondi gastronomici paralleli. La sfida nel suo utilizzo risiede nella gestione dei liquidi: la mozzarella è un formaggio vivo, ricco di siero, la cui umidità può essere una risorsa o un ostacolo a seconda della preparazione culinaria scelta.
Il miracolo della filatura: come nasce la perla
Il processo produttivo della mozzarella è uno spettacolo di artigianalità. Il latte cagliato viene lasciato maturare fino a raggiungere il giusto grado di acidità. A quel punto, la cagliata viene immersa in acqua bollente. È qui che avviene la magia: la struttura proteica cambia, la massa diventa plastica ed elastica e può essere tirata in fili lunghissimi. Il casaro lavora questa pasta bollente manipolandola con destrezza per conferirle la forma sferica, a treccia o a nodino. La superficie diventa liscia e lucida, la “pelle” del formaggio, mentre l’interno trattiene il latticello che esploderà al taglio. Questa struttura unica è ciò che differenzia la mozzarella da qualsiasi altro formaggio fresco e le conferisce quella particolare masticabilità o callosità apprezzata dagli intenditori.
Il consumo a crudo: temperature e abbinamenti
Per apprezzare appieno le sfumature di una mozzarella artigianale, specialmente se di bufala, il consumo a crudo è la via maestra. Un errore capitale è servirla fredda di frigorifero. Le basse temperature anestetizzano le papille gustative e nascondono gli aromi di muschio, latte fresco e panna. La mozzarella deve essere consumata a temperatura ambiente, o addirittura leggermente intiepidita nel suo liquido di governo se l’ambiente è molto freddo. L’abbinamento classico è la Caprese, ma anche qui la qualità è determinante. Il pomodoro deve essere maturo e l’olio extravergine d’oliva deve essere fruttato medio o intenso per accompagnare la grassezza del formaggio senza sovrastarla.
La mozzarella in cottura: gestione dell’acqua
Quando la mozzarella entra in cucina, il suo comportamento cambia radicalmente. Sottoposta a calore, fonde e fila, ma soprattutto rilascia acqua. Nella pizza napoletana, questo rilascio è calcolato: l’acqua si evapora nel forno ad altissime temperature o si mescola al pomodoro. Nelle preparazioni domestiche o al forno, come le lasagne o la pasta pasticciata, è spesso preferibile utilizzare un prodotto più asciutto, o lasciare la mozzarella tagliata a scolare in un colino per alcune ore prima dell’uso. Se si usa la bufala sulla pizza o in preparazioni calde, è consigliabile aggiungerla a fine cottura o fuori dal forno per preservarne il sapore delicato e la consistenza, evitando che diventi gommosa e rilasci troppo liquido che allagherebbe il piatto.
Il fritto e il recupero nobile
La mozzarella è anche protagonista di fritture golose. La sua natura umida richiede una panatura spessa e sigillata per evitare fuoriuscite durante l’immersione nell’olio bollente. Una delle ricette più celebri e ingegnose per utilizzare la mozzarella, magari non più freschissima del giorno stesso, è la mozzarella in carrozza. Nata come piatto di recupero per non sprecare né il pane raffermo né il formaggio avanzato, consiste in un “sandwich” di pane in cassetta o casereccio farcito di mozzarella, passato nella farina, nell’uovo e talvolta nel pangrattato, e poi fritto. Il risultato è un cuore filante racchiuso in un guscio dorato e croccante, un esempio perfetto di come la cucina povera sappia esaltare gli ingredienti base trasformandoli in leccornie.
Conclusione
La mozzarella è un gioiello della tecnologia alimentare italiana basata sulla filatura della cagliata. Che sia di bufala o vaccina, esprime il meglio di sé a temperatura ambiente, rivelando note di latte e fermenti. In cucina richiede perizia per gestire il rilascio di siero, ma ripaga con una capacità di fusione unica. Dalle preparazioni a crudo come la Caprese ai piatti cotti come la pizza, fino alle ricette della tradizione del recupero come la mozzarella in carrozza, questo formaggio dimostra una versatilità straordinaria, rimanendo sempre fedele alla sua natura semplice e genuina.




