L’intervento di restauro per la Pala del Martini della chiesa di San Giovanni Battista.
Un importante intervento di restauro è in corso a Remanzacco su una straordinaria pala d’altare attribuita a Giovanni Martini, realizzata tra il 1510 e il 1515. L’opera, di dimensioni imponenti (4 metri per 2,90), è conservata nella sagrestia della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, cappella attualmente chiusa al pubblico per motivi di sicurezza.
Legno, dorature e “broccato”: un capolavoro.
La pala è una struttura lignea a due registri, organizzata in fasce con nicchie che ospitano 16 sculture di santi, tutte superiori al metro di altezza. La figura centrale policroma, Santo Stefano, misura ben 1,50 metri. L’intero apparato decorativo è di eccezionale pregio: le pareti sono ornate con la tecnica del pressbrokat, che simulava il prezioso tessuto broccato. “Si percepisce la grande cura con cui è stata realizzata: ci sono dettagli finissimi, come i bordi di camicie di appena due millimetri, scolpiti da mani meticolose e precise pur sapendo che da terra non si sarebbero notati”, racconta la restauratrice Elisabetta Ceccaroni.
Un restauro necessario.
L’opera era già stata restaurata circa 40 anni fa, in seguito al terremoto del Friuli, quando fu trasferita temporaneamente dalla chiesetta cimiteriale di Santo Stefano a villa Manin per gli interventi conservativi. Oggi, un nuovo restauro si è reso urgente a causa di un attacco di insetti xilofagi che minacciava l’integrità del legno. “Quando sono stata chiamata, era evidente la necessità di intervenire con una disinfestazione mirata – spiega Ceccaroni –. Ho applicato un trattamento combinato: la permetrina a pennello, che garantisce una protezione residua per alcuni anni, e la disinfestazione in anossia sulle sculture, l’unica tecnica in grado di eliminare ogni traccia di insetti, comprese uova e larve”. Il lavoro prevede anche una delicata fase di pulitura. “Prima analizzo il pH delle superfici, poi preparo un’emulsione grassa che permette di rimuovere i sedimenti senza intaccare il legno. Sulle policromie, invece, utilizzo soluzioni specifiche con micro-aspirazione immediata, per non interferire con i materiali originali”.
Un’opera di pregio poco conosciuta.

Elisabetta Ceccaroni, originaria di Gorizia, si è formata alla Scuola di Restauro del legno di Piacenza, specializzandosi sia su opere dipinte che su arredi lignei. Attualmente è impegnata sulla pala del Martini con un programma di lavoro che richiederà un paio di mesi: i lavori sono iniziati a fine maggio. L’opera non è al momento visibile al pubblico se non su richiesta, ma si sta valutando, in collaborazione con l’amministrazione comunale, la possibilità di renderla fruibile in futuro. “Confermiamo questa volontà, perché le opere d’arte vanno godute da tutti – commenta il sindaco Daniela Briz –, ed è un peccato che questo patrimonio di notevole valore sia ora chiuso in sagrestia, visibile solo tramite uno spioncino”. Grazie alla segnalazione del concittadino Simone Mei, collaboratore della parrocchia e cultore di storia locale che per prima ha notato l’attacco dei tarli, il Comune è prontamente intervenuto mettendo a bilancio 15 mila euro per il restauro della pregiata opera. “Nostro compito è tutelare e salvaguardare questa bellezza che emoziona tutti, lo vediamo anche attraverso gli occhi innamorati della restauratrice, osservando con quale amore e attenzione sta lavorando sulla pala. Sono certa che ne verrà fuori un grande restauro, a cui seguirà una pubblicazione”.