“Questa acciaieria non s’ha da fare”: negativa per ambiente e turismo

Legambiente spiega la contrarietà all’acciaieria di San Giorgio di Nogaro.

Un progetto sbagliato per il Friuli Venezia Giulia e per l’Italia, un progetto poco chiaro e che avrà ricadute negative non solo sull’ambiente, ma anche sul turismo: anche da Legambiente arriva un secco no all’ipotesi della nuova acciaieria in Aussa Corno a San Giorgio di Nogaro.

“Il discusso insediamento siderurgico Danieli-Metinvest, che sta agitando notevolmente le popolazioni della Bassa Friulana e le istituzioni che le rappresentano, è, innanzitutto, una vicenda poco trasparente: scarsa informazione al pubblico, conferimenti di studi di impatto alle Università in assenza di un progetto, posizioni altalenanti dell’amministrazione regionale. Il tutto in uno degli ambienti più delicati e preziosi in regione” ha commentato il presidente nazionale dell’associazione, Stefano Ciafani sottolineando l’impatto che avrebbe un impianto di tale grandezza vicino alla laguna. “Si parla di una produzione di acciaio da 2,4 a 4 milioni di tonnellate all’anno, una quantità simile alla produzione attuale dell’Ilva di Taranto: i flussi di materiali in ingresso e in uscita, i dragaggi necessari fino a mare aperto, la presenza di inquinanti nei sedimenti e la produzione di gas climalteranti. Insomma, il sito è assolutamente inidoneo”. Lo stesso presidente ha chiesto poi al governo Meloni e al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, di fare chiarezza sullo scenario futuro per la filiera siderurgica del Paese.

Il tema dell’impatto sul turismo dell’acciaieria a San Giorgio di Nogaro.

“Oltretutto – ha evidenziato Michele Tonzar della Segreteria di Legambiente Fvg -, il rischio di ripercussioni sul turismo transfrontaliero è evidente e viene testimoniato dall’intera pagina sul tema dedicata dal quotidiano austriaco Kronen Zeitung, che lancia più di un allarme sui danni ambientali che potrebbero derivare dal megaimpianto. Senza dimenticare che sulle sponde del fiume Corno e sulla parte più prossima alla laguna della zona industriale ci sono importanti e qualificati porti turistici e cantieri per la nautica da diporto la cui attrattività sarebbe seriamente compromessa. I territori non sono dei vuoti da riempire: occorrono strategie coerenti e sostenibili a maggior ragione in siti sensibili come quello proposto”.

Tonzar ha rilanciato la necessità di avere un piano per l’area industriale, fortemente improntato alla sostenibilità ed ha auspicato che gli studi delle Università e di esperti siano finalizzati a questo obiettivo. “Il dragaggio del canale di accesso, inoltre, andrebbe ad imprimere una profonda ferita fino al mare aperto, per alcuni chilometri, in un’area di grande pregio naturalistico. Sono molte, infatti, le norme di tutela che riguardano quest’area lagunare”. Roberto Urbani, del Gruppo di lavoro sull’Energia di Legambiente FVG, ha espresso la convinzione che questa vicenda debba essere affrontata perlomeno su scala nazionale, dato che la realizzazione di un impianto di produzione di acciaio di 2 o 4 milioni di tonnellate a San Giorgio di Nogaro entrerebbe in competizione con l’Ilva di Taranto.