Si è spento a 85 anni Antonio Maria Guarneri.
È stato uno degli spiriti più inquieti e radicali dell’arte italiana del secondo Novecento: con la morte di Antonio Maria Guarneri, avvenuta a 85 anni a Udine, si chiude un capitolo fatto di sperimentazione, protesta e ricerca. La sua è stata una vita spesa non per ottenere riconoscimenti, ma per affermare una visione: quella di un’arte libera, autentica, capace di resistere ai condizionamenti del potere e del mercato.
Nato nel 1939 a Compiano, in provincia di Parma, Guarneri si trasferì giovanissimo a Udine, dove trovò il suo luogo dell’anima e di lavoro. Da lì, ha costruito una carriera che lo ha portato a esporre in gallerie e sedi istituzionali di prestigio — da New York a Parigi, da Princeton a Londra — senza mai rinunciare alla propria indipendenza creativa.
Nel 1985 fu tra i fondatori del Consiglio nazionale delle arti, insieme a figure come Palma Bucarelli, Giovanni Spadolini e Giacomo Manzù: un gesto collettivo di rottura contro l’omologazione culturale, per difendere la centralità della bellezza e della riflessione artistica.
Artista poliedrico, Guarneri fu anche scenografo, scrittore e ideatore di progetti urbanistici, oltre che profondo conoscitore delle religioni, che studiava pur dichiarandosi non credente. La sua produzione, spesso realizzata in polvere di marmo e acrilico, era una continua interrogazione sul rapporto tra spirito e materia, società e individuo. I funerali laici si terranno venerdì alle 15 presso la casa funeraria Mansutti di Udine.