Allarme siccità, anche l’ultimo ghiacciaio in Friuli rischia di scomparire

Preoccupa la situazione del riscaldamento globale

I ghiacciai sono enormi riserve di ghiaccio derivate dall’accumulo e dalla trasformazione delle precipitazioni nevose; nascono e si sviluppano in particolari zone della superficie terrestre ovvero quelle oltre il limite delle nevi persistenti.

In Friuli Venezia Giulia a causa del riscaldamento globale, è presente oramai un solo ghiacciaio, quello Occidentale del Montasio, l’unico che mantiene intatte ancora le sue caratteristiche, come a esempio, il movimento verso valle ed i crepacci. Come sottolinea la dottoranda Jessica De Marco dell’Università degli studi di Trieste nel suo studio riguardo il monitoraggio di precisione del ghiacciaio italiano a quota più bassa, “questo ghiacciaio, posto tra le Alpi Giulie, si trova ad un’altitudine di 1910 metri sul livello del mare, è parzialmente coperto da detrito e rientra nella categoria dei “ghiacciai molto piccoli” (“very small glaciers”) a causa della sua dimensione inferiore a 0,5 chilometri quadrati. La sua scoperta risale al 1920, quando il famoso geologo Ardito Desio lo identificò come vero e proprio ghiacciaio posto alla base della parete nord dello Jôf di Montasio.”

Nonostante questo però esistono altri 13 corpi glaciali minori in regione, chiamati “glacionevati” o “icepatch“, oggetti dalla dinamica ghiaccio-neve, il cui movimento è minimo e per questo non possono essere definiti veri e propri ghiacciai.

Il passato

In origine nella nostra regione erano presenti ben 8 ghiacciai “principali”, quasi tutti posti sul gruppo di del Canin nelle Alpi Giulie, a confine con la Slovenia: i ghiacciai del Canin, suddiviso in occidentale e orientale; sul dell’ Ursich, del Forato, e di Conca Prevala; il Montasio – suddiviso in orientale, occidentale e minore, il Cergnala ed infine lo Studence e il Carnizza Riofreddo, entrambi nel gruppo del Jôf Fuart.

Assieme a questi vi erano ulteriori 8 ghiacciai presenti sulle Alpi Giulie che si sviluppavano in Slovenia. Oggi, i corpi glaciali in totale sono 23, di più a causa della suddivisione dei vecchi ghiacciai in frazioni più piccole.

Il presente

Un lavoro scientifico pubblicato nel 2021, ha dimostrato come i corpi glaciali in regione siano più resilienti al riscaldamento globale, in particolare negli ultimi 15 anni. Si sono ridotti in maniera drastica, a causa dell’aumento delle temperature, dalla metà degli anni ’80 ai primi anni 2000 per poi stabilizzarsi. Questo potrebbe generare un po’ di confusione, in quanto il clima è sicuramente mutato nel corso degli anni e l’attuale presenza di corpi glaciali dovrebbe essersi ridotta.

“Non si tratta di una controtendenza – spiega Renato R. Colucci, ricercatore all’Istituto di Scienze Polari del CNR, docente di Glaciologia presso il dipartimento di matematica e geoscienze dell’Università degli Studi di Trieste e presidente della Società Meteorologica Alpino-Adriatica -. Il trend degli ultimi 15 anni, dal 2006 circa, ha evidenziato come i ghiacciai e i glacionevati friulani siano diventati più “resistenti” per tre sostanziali motivi: si trovano alla base delle pareti dove la presenza dell’ombra aiuta la conservazione estiva; sono alimentati dalle valanghe ed infine sfruttano l’aumento delle precipitazioni osservato nel corso dell’inverno ed in particolare degli eventi estremi di precipitazione nevosa, anche quest’ultimi una causa diretta del riscaldamento globale e dei suoi feedback.”

Per quanto riguarda il monitoraggio dei ghiacciai di quest’anno bisognerà attendere il bilancio di ottobre, ma l’andamento si può già ipotizzare guardando la situazione meteorologica di questi mesi. “Il 2022 quasi sicuramente sarà l’annata peggiore da secoli per la criosfera alpina, – spiega Colucci – in quanto l’inverno appena passato è stato estremamente secco, con pochissima neve a cui segue un’estate che sta procedendo nel peggiore dei modi; già a maggio per tre settimane si sono registrate temperature tipiche di luglio, mentre le temperature del mese corrente risultano addirittura superiori alle stesse medie di luglio”.

Quella dei ghiacciai e dell’andamento climatico è una situazione che preoccupa gli esperti da oltre 30 anni, ma che i politici sembrano aver preso in considerazione solo ultimamente. Per questo motivo bisogna tenere in considerazione come le conseguenze delle decisioni attuali si vedranno nel prossimo trentennio, con un buco temporale attuale messo a dura prova dalla situazione globale del presente.