A Fusea una nuova maina: Alessandra ricama la sua gratitudine per i nonni che l’hanno cresciuta

Una nuova maina a Fusea, creata come segno di gratitudine.

Domenica 3 agosto a Fusea, piccola frazione di Tolmezzo, sarà inaugurata una nuova “maina”, una nicchia sacra come se ne trovano ancora nei paesi di montagna, testimoni silenziosi di fede e di memoria. Ma questa, oltre che alla spiritualità, è legata profondamente a una storia di gratitudine, di ritorno alle radici e di amore per le cose fatte con le mani e con il cuore.

Dopo la Santa Messa delle 11:00, la comunità si ritroverà in fondo alla scalinata della chiesa, dove verrà benedetta e inaugurata ufficialmente la nuova maina. Un’opera nata dal desiderio di restituire qualcosa a quel luogo che, tanti anni fa, aveva accolto una bambina e le aveva dato una famiglia.

La storia di Alessandra e della “sua” maina.

Tutto comincia con Alessandra Mauro, 55 anni, oggi residente a Cavazzo Carnico ma cresciuta tra Fusea e Caneva. È lei ad aver ricamato l’immagine sacra che verrà collocata nella maina. La cornice in legno che la custodirà è stato realizzato da Andrea D’Orlando, giovane studente di falegnameria, che ha lavorato insieme al padre per costruire la nicchia.

“A Fusea sono stata cresciuta dai miei nonni materni – racconta Alessandra – . Vita semplicissima tra campi, stalla, corse per i prati… Credo modello Heidi”. Poi il trasferimento a Caneva, la difficoltà ad ambientarsi, il senso di sradicamento. “Sono cresciuta più o meno decentemente ma in tutta onestà non riuscivo a legare. Perché avevo sempre e solo visto i miei nonni. Quindi ero proprio disorientata”.

Col tempo, Alessandra ha trovato la sua via: ha costruito una famiglia solida, ha coltivato la creatività manuale e si è appassionata al ricamo. “Non mi piaceva ricamare. Ma ho imparato, ore e ore per capire come si fa. Poi son nate le prime tele: le regalavo come fossero cenci. Poi ho iniziato a tenerle. Era il mio saper fare”.

Aveva in mente di realizzare una Madonna, ma nessuna immagine sembrava “parlare” davvero alla sua anima. Finché ha trovato quella giusta: Il Sonno del Bambino Gesù, un quadro di Bernardino Luini, XVI secolo. Uno dei due esemplari esistenti è conservato al Louvre; l’altro, arrivato in Friuli nel Cinquecento come dono nuziale, è oggi proprietà della Curia. “Quando l’ho vista, ho capito. Lei è bella, soave, eterna. Ho lavorato mesi, anche svegliandomi alle 4 del mattino per non togliere tempo alla famiglia”. La cornice l’ha voluta semplice e forte, “dura, rude come sembriamo noi carnici”, spiega. E l’ha affidata proprio ad Andrea D’Orlando, figlio di sua cugina.

La cerimonia di domenica sarà anche un gesto di gratitudine. “È il mio ringraziamento a chi mi ha amata“, scrive Alessandra. Un dono nato da una memoria lunga, da mani pazienti e da un legame che nemmeno il tempo ha scalfito.