Emergono nuovi elementi sul delitto di Gemona e sul piano della madre di Alessandro.
Un delitto agghiacciante, pianificato nei dettagli e interrotto solo dal crollo emotivo di una delle protagoniste. È questo il quadro che emerge dalle confessioni di Lorena Venier, infermiera 61enne, accusata di aver ucciso e fatto a pezzi il figlio Alessandro, 35 anni, con la complicità della nuora Mailyn Castro Monsalvo, 30 anni, indicata come istigatrice dell’omicidio.
La 61enne avrebbe riferito di aver pensato che il corpo, una volta sezionato, si sarebbe col tempo consumato e che in seguito lo avrebbe potuto trasportare in un luogo montano per lasciarvelo. Avrebbe inoltre dichiarato di non aver coinvolto nessun’altra persona perché era convinta, insieme alla nuora, di poter gestire l’intera operazione da sole.
La telefonata al 112
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’omicidio sarebbe avvenuto il 25 luglio e, fino al 31 luglio, madre e nuora avrebbero tenuto nascosto il cadavere, in attesa di liberarsene. Venier avrebbe affermato che proprio il 31 la nuora avrebbe avuto un crollo emotivo e che sarebbe stata lei a comporre il numero di emergenza 112.
Nel corso della chiamata, Mailyn avrebbe detto agli operatori che la suocera aveva ucciso il figlio. Le registrazioni avrebbero evidenziato momenti di forte tensione tra le due donne, con voci sovrapposte e frasi che farebbero pensare a un tentativo di Venier di impedire alla nuora di proseguire nella denuncia. Sul corpo di Mailyn sarebbero stati poi trovati lividi compatibili con una colluttazione, circostanza che gli investigatori riterrebbero legata proprio a quel momento.