Il Friuli non si ferma per lo sciopero generale, la giornata di proteste contro il green pass

Lo sciopero generale in Friuli.

Lavoratori e studenti di tutto il Friuli a braccia incrociate per protestare contro le decisioni del governo. In tutta Italia si sono svolte le manifestazioni dei sindacati, da Roma a Milano, da Genova a Bologna. Udine e Trieste sono state le due città della nostra regione al centro delle proteste e dei cori contro le direttive di Draghi, dell’Unione Europea, ma in modo particolare per l’introduzione dell’obbligo del Green pass e per l’entrata in vigore del nuovo decreto previsto per il 15 ottobre.

Strade bloccate e traffico in tilt. I cortei hanno causato tanti disagi agli spostamenti con i diversi mezzi di trasporto, in modo particolare a Udine, dove è stato sospeso il servizio urbano ed extraurbano dalle 17 alle 21. A Trieste, il traffico è stato causato dalle due manifestazioni che si sono svolte durante la giornata. Un gruppo di persone voleva anche raggiungere la Capitale per manifestare proprio contro il Green pass, ma non avendo il certificato per salire sul bus i manifestanti sono stati bloccati a Pordenone.

A Udine.

Maxi-sciopero a Udine per quanto riguarda i trasporti. Iniziato alle 17, per quattro ore, il consorzio Arriva Udine ha aderito allo sciopero indetto dall’organizzazione sindacale Ugl Fna di Udine. Enormi disagi, quindi, per chi usa i mezzi pubblici per spostarsi, in quanto ad essere state fermate sono sia le corse urbane che extraurbane. Ha scioperato tutto il personale di Arriva Udine: conducenti, controllori, personale tecnico e amministrativo.

I disagi si sono presentati anche per chi viaggia in treno. Trenitalia e Italo già alle 21 di ieri hanno proclamato sciopero generale fino a questa sera. Lasciando però garantiti i trasporti con le Frecce e gli Intercity Trenitalia.

A Trieste.

È partito invece alle 11 da Piazza Goldoni di Trieste il primo corteo organizzato dai sindacati di base per lo sciopero generale di 24 ore. I protestanti dell’Unione Sindacale di Base, USB, e del Confederazione dei Comitati di Base, COBAS, hanno invaso le strade del centro al grido di “sciopero generale” e “no Green Pass“. Al comizio iniziale in Piazza Goldoni si sono presentate circa 150 persone, ma al fiume di persone, poi, si se ne sono aggiunte altre centinaia. In tutto circa 1000 si sono radunati e hanno sfilato per le vie del centro, via Carducci, piazza Libertà, le Rive e Corso Italia. Contrarietà anche per l’introduzione del certificato verde nelle scuole, dove è previsto infatti l’obbligo del Green pass per docenti e tutto il personale che lavora all’interno delle strutture scolastiche.

Nel pomeriggio sempre a Trieste si è svolta un’altra manifestazione. Alle 14.30 davanti allo stabilimento balneare Ausonia, in Riva Traiana, infatti, si sono raccolti i lavoratori portuali, no vax e no Green pass. Un fiume di persone che al grido “no Green pass” ha protestato contro l’obbligo del 15 ottobre. Verso le 15 il corteo si è poi spostato per dirigersi verso piazza Ponterosso. La posizione contro il certificato verde da parte dei lavoratori del porto è stata molto netta, tanto che per il giorno 15 ottobre hanno in programma di bloccare il porto. Solidarietà arrivata anche dal Coordinamento portuali di Genova, che con un video postato sui social esprimono la loro vicinanza ai lavoratori del porto di Trieste: “Trieste chiama, Genova risponde”.

Durante entrambi i cortei ci sono state violenze e minacce verbali. Non si sono però verificati scontri fisici.

Gli studenti.

Accanto ai lavoratori, presenti alle manifestazioni anche centinaia di studenti. Al centro delle proteste, che si sono svolte a Trieste, Udine e Gorizia, la richiesta di un rientro in sicurezza e l’opposizione ai nuovi piani di riforma della scuola presenti nel PNRR. Gli studenti attaccano il Governo Draghi per il sovraffollamento nelle classi e nei pullman, il costo di libri e trasporti, la crescente aziendalizzazione della scuola pubblica e lo sfruttamento in alternanza scuola-lavoro.

Poco o nulla è stato fatto per garantire un rientro a scuola in sicurezza – dichiara il responsabile locale del Fronte della Gioventù Comunista, tra le organizzazioni promotrici della protesta – l’anno scorso sono stati circa 216.000 gli studenti contagiati e più di 1,4 milioni quelli messi in quarantena. Il ministro dell’istruzione Bianchi dice che non esistono le classi pollaio, ma la realtà che viviamo a scuola è diversa. Non basta qualche briciola in più per cancellare miliardi di tagli alla scuola”.

“Oggi scioperiamo con i lavoratori, perché non vogliamo un futuro di precarietà e sfruttamento – continua – le aziende che licenziano e impongono contratti con salari da fame sono le stesse per cui milioni di studenti lavorano gratis in alternanza”. Le richieste degli studenti sono due. Avere classi da 15 persone per garantire la salute e la qualità della didattica, assunzioni e stabilizzazioni dei docenti, e un piano per un trasporto pubblico efficiente e gratuito, per contrastare il pericolo di contagio nelle scuole.