I parlamentari del Fvg tra responsabili e critici sul governo Conte-ter, spuntano all’orizzonte nuove elezioni

I parlamentari Fvg bocciano il governo Conte-ter.

“No” a un Conte-ter. È la posizione espressa dai parlamentari del Friuli Venezia Giulia all’indomani del ribaltone che ha visto il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ritirare i suoi ministri dall’esecutivo, aprendo la crisi di governo. Al momento circolano le più disparate ipotesi. Da una prosecuzione dell’esperienza di Giuseppe Conte come premier, attingendo a un serbatoio di “responsabili” in Parlamento, passando per una coalizione di larghe intese, fino al ritorno alle urne.

“In questo momento il governo dovrebbe dimettersi – è lapidario Renzo Tondo, deputato del Gruppo Misto ed ex governatore del Fvg –: è inadeguato. Bisogna avere il coraggio di convivere con il coronavirus: in Friuli nel 1976 le scosse di terremoto sono state diverse, ma si è continuato a lavorare. Non ci si può fermare. Io non sosterrò un Conte-ter con i responsabili: sono per un governo di larghe convergenze sino a fine legislatura, oppure a fine anno”. Bocciate anche le chiusure reiterate: “Il Covid durerà ancora per lungo tempo – aggiunge Tondo -, dobbiamo continuare ad aspettare a casa, proseguendo nel disastro economico e culturale? C’è tanta gente astiosa e preoccupata. Dobbiamo imparare a coesistere con il virus, tornando a lavorare e vivere”. C’è l’ipotesi anche di un ritorno alle urne: “È una possibilità – conclude il deputato -, ma andare a elezioni sarebbe un danno e darebbe alla gente un messaggio negativo”.

Sostenere il Conte-ter? Non scherziamo – taglia corto Aurelia Bubisutti, deputata della Lega -. Fa parte di un sistema indecente e imbarazzante. Le responsabilità di Renzi, che ha avviato una crisi in un momento delicato, con motivazioni magari importanti, sono pari a quelle di Conte, che non sempre tiene conto delle regole parlamentari e della democrazia. Tornare a votare? Se il premier riesce ad avere una maggioranza vada avanti, altrimenti la strada è segnata. Quelli che sconcerta – aggiunge – è l’assoluta mancanza di rispetto per il Parlamento e per quello che rappresenta, soprattutto in un momento difficilissimo come questo in cui ci vuole senso di responsabilità di tutti, non a parole ma nei fatti. Il pericolo che vedo nella mossa scellerata di Renzi e nell’ammucchiata di Conte è l’eccessivo potere di quest’ultimo e la riesumazione di pseudo esperti che rispondono solo a lui. E il dialogo con la minoranza manca completamente”.

Chi chiede a gran voce di tornare alle urne è invece Tommaso Cerno, ex senatore del Pd e attualmente nelle fila del Gruppo Misto. “Io voglio il voto, chi dice di essere un “responsabile” mi fa schifo – è il suo parere, espresso senza peli sulla lingua -. Mai potrei far parte di un esecutivo con persone come Quagliariello, che ha insultato in aula il papà di Eluana Englaro, con Binetti, con la destra clericale e i razzisti. Molto meglio le elezioni”. L’eccezione sarebbe stata se “la sinistra avesse aperto un cantiere con il Movimento 5 Stelle, ma i dirigenti del Pd sono troppo a caccia di “cadreghe” – prosegue Cerno -. Se non si va a votare è un golpe anti democratico e sarebbe la fine della sinistra. Le urne sono un segno di democrazia, e gli Stati Uniti lo testimoniano: senza elezioni, Trump occuperebbe ancora la Casa Bianca”.

Più morbida Debora Serracchiani, esponente di spicco del Partito Democratico e deputata, oltre che già presidente del Fvg. “Il Pd – dice – è pronto a continuare a sostenere un governo che abbia tra le sue priorità la salute dei cittadini e la ripresa dell’economia. Dobbiamo restare nel quadro della solidarietà europea che finora ha tutelato il Paese e ci ha portato i 220 miliardi del Recovery. Ci sono ristori da dare, problemi sociali enormi da affrontare: non ci dovrebbe essere altro a impegnare le forze del Governo e dei parlamentari”. Secondo lei c’è l’ipotesi di elezioni anticipate? “Non escludiamo nulla ed è una possibilità concreta, ma lavoriamo per una soluzione che permetta di assicurare al Paese un Governo che prosegua quanto iniziato e anzi faccia di più e meglio. Il Parlamento deve tornare a occuparsi di problemi concreti non restare fermo o semiparalizzato”.

Voci autorevoli la indicano come possibile nuovo ministro. Quanto c’è di vero, e in quale ambito si sentirebbe più pronta? “Lasciamo perdere le chiacchiere” conclude, schietta, Serracchiani.