Rapina in un’abitazione di Udine, 43enne incastrato grazie al Dna

Denunciato anche il complice.

Nella mattinata di ieri, i carabinieri della Sezione operativa, a conclusione di un’articolata attività investigativa avviata dopo una rapina in un’abitazione di Udine avvenuta a maggio dello scorso anno, hanno denunciato a piede libero alla locale autorità giudiziaria i responsabili.

Era la mattina del 22 maggio 2020 quando al 112 arrivò la chiamata del nipote della vittima per richiedere aiuto. Un uomo si era introdotto nell’abitazione di un 85enne udinese, travisato con una mascherina chirurgica. Momenti di estrema tensione quando il 30enne aveva sentito che nell’abitazione del nonno, vicino di casa, strani rumori.

I sospetti del nipote si sono concretizzati nella certezza che qualcosa di anomalo stesse accadendo quando il giovane, avvicinatosi all’uscio della casa si è imbattuto nel malvivente che aveva appena rubato 300 euro in contanti al povero pensionato. Ne nasce una colluttazione poiché il ladro, tentando, strattona il nipote della vittima che cade al suolo. Pochi istanti di corsa sfrenata per salire su una Alfa Romeo 147 e fuggire a tutta velocità con il palo che attendeva con il motore acceso.

All’arrivo dei carabinieri sono scattate subito le ricerche con posti di blocco nei punti nevralgici, ma la chiamata era arrivata troppo tardi e i due sono riusciti a dileguarsi. Il sopralluogo svolto dai militari ha consentito però di repertare tracce biologiche.

Gli accertamenti tecnici per localizzare i telefoni, la tracciatura mediante le celle radio base, la visione delle telecamere di video sorveglianza e dei lettori targa ha consentito di indirizzare l’attività investigativa. La svolta decisiva quando il Ris dei carabinieri di Parma ha estrapolato il Dna. Le tracce biologiche repertate sulla scena del crimine trovavano corrispondenza in banca dati ed identificavano il responsabile senza ombra di dubbio, mentre il complice, che ha fatto da palo, è stato inchiodato grazie ai tabulati telefonici del proprio cellulare.

Si tratta di due 43enni marocchini, entrambi residenti in San Donà di Piave (VE) e con diversi precedenti alle spalle. Il primo è il responsabile materiale della rapina impropria, mentre il secondo in concorso, individuato quale autista dell’autovettura utilizzata per la fuga. La loro posizione è ora al vaglio del Sostituto Procuratore della Repubblica, Barbara Loffredo.