Niente bombole friulane ai russi: il premier Draghi blocca la vendita della Faber a Mosca

Stop alla vendita dell’azienda di Cividale del Friuli alla Russia.

La guerra in Ucraina non è solo un fatto estero, ma influenza anche il comportato economico del Friuli Venezia Giulia. La Faber industrie di Udine non può essere venduta alla Russia, è stata infatti bloccata l’aquisizione del 99,41% a una sussidiaria del gruppo di stato russo Rosatom. Per un ammontare di quasi 150 milioni. L’operazione di vendita era definita da circa sei mesi, ma la presidenza del Consiglio ha fermato tutto, grazie al Golden Power, cioè uno strumento normativo, che permette al Governo di bloccare specifiche operazioni finanziarie, che ricadano nell’interesse nazionale.

A renderlo chiaro è l’estratto del Dpcm del 1° giugno 2022 inviato da Palazzo Chigi alle Camere nei giorni scorsi. La decisione sull’operazione di Rosatom rappresenta una prima volta sia per quanto riguarda la Russia sia per quanto riguarda il settore dell’idrogeno. Ed è in risposta all’invasione russa dell’Ucraina.
Il danno per l’azienda sembra non ci sia, visto che i soci di maggioranza di Faber, in primis il figlio del fondatore Giovanni Toffolutti, attuale Amministratore delegato, non avrebbero problemi a trovare un altro acquirente.

Le altre offerte.

Le offerte da parte di fondi italiani e internazionali erano fioccate già negli ultimi mesi, interessati a quello che l’azienda offre. Leader nella progettazione e produzione di bombole e sistemi per lo stoccaggio di gas ad alta pressione e anche impegnata nel settore dell’energia pulita come il biometano e l’idrogeno, Faber industrie gode di ottima salute, con oltre 92 milioni di ricavi e 3,5 milioni di utili l’anno scorso. Ad aver buttato l’occhio sull’azienda friulana ci sarebbe il fondo francese Tikehau, che ha 35,5 miliardi di asset gestiti. Ma sono arrivate anche offerte milionare dall’italiano Clessidra della famiglia Pesenti.