Di Covid si muore ancora, in Fvg solo il 5% dei positivi è ricoverato

I dati sul Covid in Fvg.

Si è ridotta la letalità della sindrome da Covid-19: è passata dal 14,5%
dei contagiati della prima ondata (fino al 16 giugno), all’11,5% attuale (dati al 24 settembre). Ma i contagi sono in forte crescita specie in alcune regioni da tenere sotto particolare osservazione: Sardegna, Campania, Lazio e Sicilia sono le regioni che stanno sperimentando un andamento preoccupante dei contagi, come dimostrano gli incrementi del numero dei positivi dal 16 giugno al 24 settembre, più elevati rispetto al resto delle regioni italiane, +154,2% (positivi passati da 1.365 a 3.471 nel periodo considerato), +140,7% (positivi passati da 4.613 a 11.102 ), +90,8% (da
7.967 a 15.205) e +83,8% (da 3.460 a 6.359) rispettivamente.

In Friuli Venezia Giulia la dinamica dei nuovi contagi assume un andamento simile a quello del Veneto e della Toscana, con un tasso di incremento minore di quello osservato all’inizio della pandemia. Il numero di tamponi effettuati in questa regione è più elevato di quello dei mesi di febbraio-aprile ed è rimasto pressoché costante nei restanti mesi. La quota di contagiati ricoverati ha oscillato tra il 10-30% nella prima fase, mentre a partire da luglio è sceso fino ad arrivare sotto il 5%.

Secondo gli indicatori sulla prevalenza dei contagi, persone testate, tamponi effettuati, letalità e mortalità al 16 giugno e al 24 settembre per regione di residenza, in Fvg la prevalenza per 100 abitanti è passata da 0,3 a 0,4. Il tasso di casi testati per 100 abitanti da 7,8 a 14,5; il tasso di tamponi per 100 abitanti da 13,4 a 32,3; la letalità per 100 contagiati da 10,4 a 7,8 e il tasso di mortalità da 2,8 a 2,9. I casi testati sono passati da 95.057 a 175.810; la prevalenza dei casi positivi da 3.297 a 4.489.

È quanto emerge dall’aggiornamento al 24 settembre dei dati relativi all’emergenza Covid-19 dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle regioni italiane coordinato dal Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio e Ordinario di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica, campus di Roma e da Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio.

In qualche modo i dati suggeriscono che nella prima fase “sono state molto numerose le persone positive al Covid-19 non intercettate dal sistema di sorveglianza – sostiene Solipaca -. Ciò ha favorito la circolazione di molte persone in grado di trasmettere il virus al resto della popolazione”. Infatti, il numero di contagiati al 27 luglio, circa 1 milione e mezzo di persone, pari al 2,5% della popolazione, hanno sviluppato gli anticorpi per il SARS-CoV-2. Come anticipato, il dato che sorprende è che solo il 27,3% dei positivi era asintomatico, mentre ben il 66% dei positivi ha dichiarato di aver avuto i sintomi riconducibili al virus. “Questa evidenza suggerisce l’importanza di presidiare con attenzione i luoghi dove è più facile la diffusione del contagio e l’urgenza di predisporre dispositivi, di comprovata efficacia, per l’effettuazione di test veloci alla popolazione”, sottolinea Solipaca.

“L’esperienza fatta”, rileva Ricciardi, “suggerisce la necessità di mettere in piedi un sistema di sorveglianza sanitaria in grado di intercettare e quindi attivare precocemente gli interventi più idonei per arginare crisi sanitarie come quella che stiamo vivendo. È necessario raccogliere il maggior numero di informazioni su eventi che possono segnalare un problema sanitario emergente e metterle a sistema con tutto il patrimonio informativo già disponibile. Per far questo si dovrà procedere speditamente con la digitalizzazione delle informazioni, un processo quanto mai auspicabile non solo per il settore della sanità ma per tutto il Paese”.