Le bandiere verdi e nere assegnate da Legambiente al Friuli Venezia Giulia.
Anche quest’anno 4 bandiere verdi e 3 nere sono state attribuite dalla Carovana delle Alpi di Legambiente al Friuli Venezia Giulia. Le bandiere hanno coperto l’intera montagna regionale: dal Carso, che , contrariamente a quanto si pensa, fa parte del sistema alpino, che si estende dal Colle di Cadibona in Liguria al Valico di Vrata in Croazia, alle Prealpi e Alpi Giulie per proseguire alle Carniche e relative Prealpi.
Le bandiere verdi hanno riguardato due associazioni che consideriamo “avanguardie culturali” (Casa Alexander Langer e l’Associazione Oplon) la cui genesi ha contribuito il progetto della Fondazione Pittini “Percorsi Spericolati”, la gestione del patrimonio collettivo da parte del dominio civico nella frazione di Clavais in Carnia e la sperimentazione, ad oggi riuscita, di re-introduzione della lince nella foresta di Tarvisio (Associazione progetto lince Italia).
Le bandiere nere sono generate dalla assenza di valutazioni strategiche in tema di mobilità sostenibile (Comune di Trieste, progetto di ovovia), gestione sostenibile della risorsa acqua (Consorzio di bonifica Pianura Friulana, progetto della condotta SADE) e da carenza della pianificazione forestale che amplia spazi di intervento ai privati con un aumento del rischio di fenomeni speculativi, impatto ambientale nei territori coinvolti e con modesti contributi alla valorizzazione della filiera legno.
Esperienze che hanno radici nel tempo, quanto mai attuali, quali le proprietà collettive; esperienze di giovani che sfidano gli tsunami demografici e della crisi climatica; la reintroduzioni di antiche ed essenziali presenze nella biodiversità della alpi giulie – commenta Sandro Cargnelutti, presidente di Legambiente FVG – rappresentano una bella cartolina, destinazione futuro, per le aree interne e montane della Regione.
Le bandiere verdi.
Casa Alexander Langer: cultura e bellezza nelle aree di confine
Una Bandiera Verde è stata attribuita a Casa Alexander Langer, un’associazione di promozione sociale nata dall’esperienza del progetto Percorsi Spericolate, sostenuto dalla Fondazione Pietro Pittini. La motivazione risiede nella capacità di creare una rete culturale in territori cerniera, tra la pedemontana e la montagna, tra la cultura friulana e quella slava, tra città e natura. Un esempio di ecologia umana e paesaggistica che promuove valori universali come la bellezza e l’inclusione attraverso progetti culturali creativi in contesti periferici.
Oplon APS: arte e rigenerazione in Val Tramontina
Altra Bandiera Verde a Oplon APS, giovane realtà nata nel 2023 a Tramonti di Mezzo, grazie all’impegno di una dozzina di giovani tra i 20 e i 40 anni. Il progetto Avamposti culturali e rigenerativi in Val Tramontina ha ricevuto il plauso di Legambiente per il suo approccio interdisciplinare e rigenerativo, capace di mettere in dialogo musica, arte, natura e benessere. Tra le iniziative più significative il Threesound Fest e il recupero di Casa Abis, simbolo di una comunità che riscopre la propria identità attraverso la cultura.
Clavais e i beni civici: un modello di gestione collettiva
Un riconoscimento importante è stato assegnato al Dominio Civico di Clavais, frazione di Ovaro (UD), che porta avanti un modello di gestione collettiva dei beni civici nel rispetto della sostenibilità e dell’equità intergenerazionale. Un’eredità culturale che affonda le radici in secoli di autogestione e che oggi, grazie al coinvolgimento della comunità, rappresenta un esempio virtuoso di cura del paesaggio e delle risorse comuni, sfidando la marginalizzazione delle aree alpine.
Progetto Lince Italia: biodiversità e convivenza
Infine, Legambiente ha premiato l’Associazione Progetto Lince Italia, attiva a Tarvisio, per il lungo impegno nella reintroduzione della lince eurasiatica sulle Alpi Orientali. Grazie a studi approfonditi e attività di comunicazione sociale, l’associazione ha saputo promuovere la convivenza tra uomo e grandi carnivori, contribuendo in modo significativo alla tutela della biodiversità e alla sensibilizzazione del pubblico. Un esempio concreto di come la ricerca scientifica possa generare impatti ambientali positivi e duraturi.
Le bandiere nere.
Strade forestali senza pianificazione: Bandiera Nera all’Assessorato regionale
La prima Bandiera Nera va all’Assessorato regionale alle Risorse agroalimentari, forestali e ittiche per il progetto denominato Strade forestali a gogò. Legambiente critica l’assenza di una pianificazione organica della viabilità forestale, che ha portato alla costruzione indiscriminata di strade in ambienti fragili, con il rischio concreto di danneggiare habitat naturali e di alimentare speculazioni finanziarie.
Le opere sono finanziate tramite il Regolamento regionale 057/2023 e il bando SRD08, che prevede investimenti infrastrutturali con finalità ambientali. Solo nel 2024, sono stati stanziati 4 milioni di euro dai fondi europei PAC 2023–2027, ma senza una visione d’insieme rischiano di produrre più danni che benefici.
Il Tagliamento sfruttato ancora: Bandiera Nera al Consorzio di Bonifica Pianura Friulana
La seconda Bandiera Nera è assegnata al Consorzio di Bonifica Pianura Friulana, colpevole – secondo Legambiente – di aver portato avanti il progetto Il Tagliamento ha già dato senza valutare alternative sostenibili. Il piano prevede la realizzazione di un canale di derivazione che, partendo dal Canale SADE, attraverserà il fiume Tagliamento per alimentare il sistema derivatorio Ledra-Tagliamento.
Il progetto, pur non modificando la portata massima concessa (25,5 mc/s), rappresenta un ulteriore carico antropico su un fiume già fortemente sfruttato, soprattutto nei periodi estivi. Legambiente denuncia la mancanza di visione ecosistemica, in un territorio dove le risorse idriche sono già sotto pressione.
Cabinovia di Trieste: una ferita sul Carso
Infine, la terza Bandiera Nera colpisce la Giunta Comunale di Trieste per il progetto della Cabinovia metropolitana Trieste – Porto Vecchio – Carso. Secondo Legambiente, si tratta di un’infrastruttura fantasiosa e dannosa, che andrebbe a impattare su un’area tutelata del Carso triestino, parte integrante del sistema alpino.
Il progetto, sostenuto con copiosi finanziamenti pubblici, ha sollevato forti contestazioni da parte della cittadinanza e di esperti ambientali. Si tratta, secondo Legambiente, di una grande opera inutile, che rischia di compromettere un delicato equilibrio naturalistico in nome di un modello di sviluppo poco compatibile con le caratteristiche geografiche e culturali del territorio.