Dai pulmini ai rintracci, il racket che c’è dietro la rotta balcanica. Ecco come la malavita organizza il viaggio dei migranti in Fvg

L’emergenza migranti in Fvg.

I tre mesi di lockdown, complici i serrati controlli alle frontiere, avevano fermato il fenomeno. Ma ora, con i confini riaperti, la rotta balcanica è riesplosa in tutta la sua forza. E i migranti, stoppati dall’emergenza sanitaria del coronavirus, hanno ripreso a mettersi in viaggio. I numeri in Friuli, e i continui rintracci, lo testimoniano. Ma che cosa si cela dietro questo fenomeno?

Alla base di tutto c’è il racket. La criminalità organizzata sfrutta la disperazione di uomini e ragazzi, pronti a fuggire da situazioni di miseria o di guerra, per portarli alla volta dell’Europa. Parliamo di pakistani, afghani e siriani. La rotta balcanica passa attraverso Iran, Turchia, Grecia e poi gli stati dei Balcani come Macedonia del Nord e Serbia. Da qui, il tragitto prosegue in Croazia e Slovenia, prima di concludersi in Friuli. Questa la rotta “base”, anche se negli anni è arrivata la “variante” verso Bulgaria e Romania.

La malavita organizzata fa leva sul desiderio di chi abita in Paesi “difficili” di scappare per ricostruirsi un futuro altrove. Di regola, in ogni Paese c’è chi organizza il viaggio, facendosi consegnare un acconto. Il denaro viene recapitato attraverso circuiti protetti. Si tratta, solitamente, di qualche migliaio di euro, ma la cifra è variabile. I viaggi vengono organizzati attraverso furgoni o camion, ma senza disdegnare autovetture e, addirittura, i camper. In tutti gli Stati attraversati c’è generalmente un basista che si occupa dei successivi passaggi della filiera. A chi decide di intraprendere il viaggio, però toccano anche molti tratti di cammino a piedi.

Spesso, i migranti sono costretti a fermarsi, magari nei campi profughi “informali”. Prima o dopo, però, il loro percorso riparte e, quando possibile, i passeur li caricano nuovamente a bordo, scegliendo l’autostrada per avere meno probabilità di essere scoperti. Una volta in Fvg, gli autisti scaricano la “merce” subito dopo il confine italiano e ripartono. La nostra, del resto, è una regione di confine e chi trasporta persone irregolari non si fida a compiere ulteriore strada. Da più parti si punta il dito verso i controllidella vicina Slovenia che, secondo alcuni, preferisce lasciare che sia l’Italia a gestire il problema dell’accoglienza dei migranti.

Questi ultimi scelgono il nostro Paese come meta definitiva, magari per ricongiungersi a qualche parente e per trovare lavoro qui, ma non sempre: alcuni mirano a raggiungere il Nord Europa. Altri, ancora, si sono visti negare il permesso di soggiorno da altri Stati, come la Germania, e ci riprovano con l’Italia. E il Friuli è la porta di ingresso perfetta. Le organizzazioni malavitose che sfruttano questo filone provengono da varie zone del mondo, dall’Estremo Oriente all’Europa.

In Fvg, intanto, gli arrivi si susseguono. Sono meno di una volta a Tarvisio, dove a vigilare c’è la Polizia di Frontiera guidata dal Commissario capo Giovanni Marruzzo. Oltre a Gorizia, con i suoi valichi secondari, una meta gettonata ultimamente pare essere quella delle Valli del Natisone: da qui, i frequenti rintracci nella zona di Pradamano che si sono verificati di recente. Una volta in Fvg, i migranti fanno richiesta di asilo e, fino alla risposta, possono circolare liberamente.Dietro l’arrivo di queste persone c’è il racket, ma anche storie di disperazione, miseria e incertezze. E intanto, il Friuli sembra di nuovo nell’emergenza dettata dalla rotta balcanica.