In Friuli Venezia Giulia ritornano le Province: sì del Senato alla riforma

Sì del Senato al ritorno delle Province in Fvg.

Il Senato ha approvato in prima lettura il disegno di legge costituzionale che modifica lo Statuto speciale del Fvg, prevedendo la reintroduzione delle province elettive, a distanza di meno di dieci anni dalla loro abolizione. Il voto di Palazzo Madama – 85 favorevoli, 45 contrari, 10 astenuti – rappresenta una tappa chiave nel percorso legislativo che porterà, se confermato in seconda lettura da entrambe le Camere, alla ricostituzione degli enti intermedi.

Entusiasta l’assessore regionale alle Autonomie locali, Pierpaolo Roberti, che ha salutato il voto come “un ulteriore passo verso il ripristino della democrazia, restituendo ai cittadini il controllo, tramite il voto, sulla gestione di funzioni esercitate con risorse pubbliche a loro beneficio”. Per l’esponente della Giunta regionale, si tratta di “una bella notizia, che auspichiamo, essendo una legge di revisione costituzionale, di vedere confermata con una seconda lettura  in autunno o – ha concluso – al più tardi all’inizio del 2026“.

Il testo di legge introduce ufficialmente gli enti di area vasta fra gli enti locali regionali e stabilisce che i loro organi saranno eletti direttamente dai cittadini. Spetterà alla Regione disciplinare l’istituzione, le funzioni e la forma di governo di ciascuna provincia, nonché le modalità di finanziamento, che potrebbero includere una quota delle entrate regionali.

Ma se il centrodestra esulta, non manca l’opposizione. La senatrice Tatjana Rojc (Pd), intervenuta in aula, ha criticato la riforma parlando di “voto contrario nel merito e nel metodo” e sottolineando come l’abolizione delle province, avvenuta tra il 2013 e il 2016, fosse stata approvata all’unanimità e motivata da un processo di riforma condiviso. “Ci si chiede se questo voltafaccia sia davvero giustificato o semplicemente strumentale”, ha affermato, aggiungendo che la scelta rischia di ridurre il rilievo delle minoranze linguistiche e di indebolire la specialità regionale.

Anche il senatore leghista Marco Dreosto ha ricordato le origini del provvedimento, nato dalla volontà di superare l’esperienza fallimentare delle UTI, le Unioni Territoriali Intercomunali imposte dalla precedente amministrazione Serracchiani: “Un’operazione condotta con superficialità – ha dichiarato – che ha generato contenziosi e paralizzato l’azione amministrativa”. Da qui, secondo Dreosto, l’esigenza di ripristinare un ente intermedio rappresentativo e funzionale.