Gender gap, in Friuli le donne guadagnano 10mila euro meno degli uomini

Il progetto Dimensione Donna della Uil Fvg contro il gender gap occupazione e retributivo.

L’occupazione nella fascia 15-64 anni in Friuli Venezia Giulia cresce a 527.500 persone, con un incremento di circa 7.600 unità (+1,5%) rispetto all’anno precedente: la crescita è trainata soprattutto da quella femminile, con un aumento del 3%, pari a circa 7.000 occupate, mentre l’occupazione maschile resta sostanzialmente ferma (+0,2%).

Il tasso di occupazione regionale nella popolazione in età attiva è del 69,8%, con le donne al 63,9%, uno dei valori più alti in Italia, ma ancora lontano da una piena parità. La disoccupazione scende al 4,3%, con 5,1% tra le donne e 3,7% tra gli uomini.

Part-time e reddito: ostacoli strutturali per le donne

Oltre un terzo delle donne occupate (34,5%) lavora a part-time, contro il 7,6% degli uomini. La presenza femminile nei ruoli dirigenziali è limitata: solo il 15,3% dei dirigenti sono donne. Il reddito medio annuo in regione è di 25.738 euro, ma le donne dichiarano in media circa 10.200 euro in meno rispetto agli uomini, evidenziando un significativo divario salariale.

“Dimensione Donna”: il progetto UIL per ridurre il divario

Sono i numeri che fanno da contesto al progetto “Dimensione Donna”, promosso dal Coordinamento regionale Uil Pari Opportunità, promosso dal Coordinamento regionale Uil Pari opportunità, volto a sensibilizzare e intervenire sulle criticità della parità di genere nel lavoro.

“I progressi dell’occupazione femminile sono visibili, ma insufficienti – spiega la coordinatrice regionale Elisabetta Pilat –. Il part-time impatta sul reddito, sulle opportunità di carriera, sulla pensione e sull’indipendenza economica. Il basso numero di donne nei ruoli dirigenziali dimostra che le barriere non sono solo quantitative, ma anche qualitative: serve voce, potere decisionale e rappresentanza”.

Maternità e disparità di carriera

Il segretario generale della Uil Fvg Matteo Zorn evidenzia il fenomeno più concreto del gender gap: “Un salario e un lavoro adeguato sono la prima ‘arma’ per una donna per salvarsi da una cultura paternalistica che spesso trova a casa. Per ridurre poi la disparità salariale tra donne e uomini, dobbiamo combattere una visione aziendale che vede nella maternità un ‘disvalore’. Una cultura patriarcale in cui la nascita di un figlio spesso coincide con un aumento delle opportunità di carriera per gli uomini, mentre per le donne si traduce inesorabilmente nella perdita del lavoro. Per questo la Uil chiede gli stessi congedi parentali per entrambi i genitori, non solo formalmente“.

Ostacoli culturali e sociali

Secondo Sonia Ostrica, coordinatrice nazionale Uil Pari opportunità “la situazione della parità di genere in Italia è ben rappresentata dal fatto che noi, paese civile occidentale del terzo millennio, abbiamo bisogno di una legge che imponga il 33% garantito di donne un organi direttivi e amministrativi. Ciò significa che, se ci sono 3 consiglieri, i maschi saranno sempre il doppio delle donne”, osserva.

E aggiunge: “Il patriarcato e il maschilismo sopravvivono nella cultura radicati nel linguaggio, che preferisce il genere maschile, che assegna mansioni per genere, quando si dice ‘aiuto mia moglie con i lavori di casa’; nella medicina, dove farmaci e terapie vengono sviluppate su un paziente modello maschio di 80 chili. E nel lavoro, dove alcune professioni sono prettamente considerate femminili, come ‘la maestra’ della scuola materna, che di fatto esclude molti talenti maschi”.

E poi c’è la violenza contro le donne: “Gli uomini sono i maggiori attori delle molestie e violenze. E gli uomini sono più frequentemente quelli che ricoprono i ruoli di capi nei luoghi di lavoro. Quando le due cose coincidono, la donna non ha scampo”.

Azioni concrete di “Dimensione Donna”

Il progetto si concentra su cinque ambiti principali:

Contrattazione di genere: promuovere clausole nei CCNL per parità salariale e opportunità di carriera.

Formazione e leadership femminile: percorsi di mentoring e sviluppo per ruoli di responsabilità.

Politiche di conciliazione: servizi per la cura, flessibilità orari e supporto familiare.

Trasparenza retributiva: audit aziendali per rendere visibile il gap salariale.

Monitoraggio costante: raccolta semestrale di dati su occupazione, redditi, disoccupazione e ruoli dirigenziali.

“I numeri che abbiamo ci danno speranza, perché mostrano che quando agiamo, con progettando politiche, percorsi sindacali e culturali, le differenze possono ridursi. Ma non possiamo accontentarci: ‘Dimensione Donna’ non è un sussidio morale, è un impegno concreto per cambiare la realtà“, conclude Pilat.