La ricerca su realtà virtuale e trattamento del dolore da fibromialgia.
Un’esperienza immersiva in un mondo virtuale fantasy, guidata dalla respirazione profonda e controllata, può alleviare in modo significativo il dolore cronico causato dalla fibromialgia. È quanto emerge da uno studio pilota dell’Università di Udine condotto insieme all’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale (Asufc).
Il trattamento sperimentale ha coinvolto 20 pazienti e ha mostrato che, dopo cinque sessioni, il gruppo trattato ha registrato una riduzione media del dolore del 51% rispetto al gruppo di controllo. Il beneficio si è esteso anche alla qualità della vita, migliorata del 40%.
Come funziona il trattamento
Il percorso si svolge in realtà virtuale. I pazienti indossano un visore e sensori fisiologici che monitorano parametri come la respirazione, l’attività cardiaca e la conduttanza della pelle. In base a questi dati, la narrazione nel mondo virtuale evolve in tempo reale: se il paziente riesce a rilassarsi e a respirare correttamente, l’ambiente diventa sempre più bello e sereno.
“È un modo innovativo per rafforzare l’apprendimento di tecniche di rilassamento che aiutano a tenere sotto controllo il dolore cronico”, spiega il professor Luca Chittaro, direttore dello Human–Computer Interaction Lab dell’Università di Udine, che ha sviluppato la tecnologia.
Una frontiera terapeutica
“La realtà virtuale immersiva può migliorare l’efficacia del biofeedback e rendere più coinvolgente il trattamento – aggiunge il professor Luca Quartuccio, direttore della Clinica di Reumatologia dell’Asufc –. È un approccio non farmacologico che può integrarsi con altri strumenti nella gestione del dolore”.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica “ACR Open Rheumatology”, dell’American College of Rheumatology, e apre la strada al possibile riconoscimento delle cosiddette “terapie immersive” da parte degli enti regolatori, come la Fda statunitense.
Cos’è la fibromialgia
La fibromialgia è una sindrome cronica che colpisce oltre 2 milioni di persone in Italia (circa 30mila in Friuli Venezia Giulia), in gran parte donne. È caratterizzata da dolore diffuso, stanchezza, disturbi del sonno, difficoltà cognitive e ansia, ma spesso non lascia segni visibili. Le cause non sono del tutto chiare: si ipotizzano fattori genetici, alterazioni nei neurotrasmettitori e, in alcuni casi, conseguenze post Covid-19.
Ad oggi non esiste una cura definitiva, e molti pazienti devono affrontare da soli i costi per diagnosi e trattamenti, poiché la malattia non è inclusa nei Livelli essenziali di assistenza (Lea). In Friuli Venezia Giulia è atteso un registro regionale per migliorare il monitoraggio e l’assistenza.