In onda dal 6 maggio su Rai 3 bis (e poi su RaiPlay).
A partire dal prossimo 6 maggio, su Rai 3 bis (canale 810), nella fascia serale dedicata alla programmazione in lingua friulana, andrà in onda STRAordenari: nuova serie con cui Dorino Minigutti – sceneggiatore e regista -, porta sul piccolo schermo le storie di coloro che, nonostante le difficoltà, dimostrano come la disabilità non definisca la persona. Un progetto originale di grande valore socio-culturale che concorre alla valorizzazione del friulano nei programmi tv della sede Rai Fvg grazie anche al sostegno dell’ARLeF – Agenzia regionale per la lingua friulana e del Fondo Audiovisivo FVG.
Attraverso una narrazione intima e autentica, STRAordenari – prodotta da Agherose – offrirà uno spaccato sulla quotidianità dei protagonisti, ponendo l’attenzione su temi come autonomia, resilienza, famiglia, spiritualità, passione e amore. Si snoderà in sette episodi di circa 20 minuti l’uno (disponibili anche su RaiPlay), in cui ogni protagonista, diverso per età, genere, disabilità e percorso di vita, racconta la propria storia. Abbiamo chiesto al regista come è nata l’idea e come è stato lavorare su una tematica così importante, ma delicata.
Come è nata l’idea?
La sempre maggiore risonanza mediatica delle Paralimpiadi mi ha consentito di riflettere sul mondo della disabilità. Su quanto la sensibilità in merito stia crescendo. Ho quindi pensato che i tempi fossero maturi per entrare più in profondità sul tema.
Come è avvenuta la scelta dei protagonisti?
Ho cominciato contattando le associazioni che si occupano di disabilità. Grazie a loro ho individuato i protagonisti che poi ho conosciuto, uno per volta. Mi sono fatto raccontare la loro storia, le loro giornate, chiedendo di non dare nulla per scontato. Scritto il canovaccio, ho lasciato che la vita scorresse davanti alla telecamera, ed ecco le sette puntate.
Cosa ha imparato girando questa serie?
Ho imparato che è possibile raggiungere un livello di tenacia, unita alla flessibilità, che non credevo possibili. Ma anche ad apprezzare tutte le piccole cose del quotidiano che purtroppo tutti – sbagliando – diamo per scontate. Ho anche imparato che l’essere competitivi con sé stessi, anche senza essere sportivi, è uno stimolo a migliorarsi continuamente, superando i propri limiti. Un ottimo strumento per il proprio benessere psicologico. E poi quanto fanno male il pietismo e l’imbarazzo (anche se umano!). Ancor di più il bullismo, presente ovunque emerga una fragilità nell’altro, soprattutto se questa è visibile. Insomma, ho imparato molto. La lista potrebbe continuare ancora a lungo.
Cosa invece crede potrà imparare il pubblico?
Quando lavoro su tematiche sociali, mi sento “pubblico”. Quindi credo che gli spettatori impareranno quanto negli altri possiamo trovare degli esempi, dei maestri. Per essere migliori nel nostro quotidiano.
In quanto all’utilizzo della lingua friulana, cosa dà in più alla serie?
La madrelingua è il migliore strumento per parlare dell’anima, con intimità. La sua musicalità riesce a trasmettere, come nient’altro, il vero sentimento di ciò che si racconta.