La Cina blocca la carne suina dall’Italia, interrogazione all’europarlamento di Lizzi

Stop a container Opas che gestisce il più grande macello di suini italiano.

La Cina rischia minaccia di impedire all’Opas, l’organizzazione prodotto allevatori suini, di esportare la carne italiana in Cina e di distruggere la merce. L’allarme lo lancia l’eurodeputata della Lega Elena Lizzi che annuncia un’interrogazione alla Commissione europea che ha assegnato a dicembre all’Opas un finanziamento di 3,6 milioni di euro per promuovere nei prossimi 3 anni la carne suina in Cina.

Tutto parte da un controllo, effettuato il 3 gennaio scorso in dogana, da parte delle autorità cinesi su due container di carne congelata e cartonata italiana. “Le autorità cinesi – spiega Lizzi – hanno sostenuto di aver rilevato una presunta positività al Covid, ma senza coinvolgere minimamente l’Opas. L’organizzazione degli allevatori di suini – ricorda Lizzi – gestisce il più grande macello di suini in Italia dove vengono trasformati oltre 1,1 milioni di capi l’anno destinati alle più importanti realtà a marchio europeo, come il prosciutto di San Daniele e di Parma, ed è anche una cooperativa agricola i cui soci sono 80 allevatori che hanno aziende anche in Friuli Venezia Giulia”.

I container di Opas sono venduti a Cofco, la più importante società cinese d’importazione di carne a partecipazione statale coinvolta anche nel rilancio del porto di Taranto. “L’Opas, secondo le dichiarazioni del suo amministratore delegato – prosegue Lizzi –, ha in previsione di spedire in Cina altri 40 container nelle prossime settimane di carne suina surgelata per un valore di 2,5 milioni di euro, ma le autorità cinesi minacciano di impedire ad Opas di esportare la carne italiana in Cina e di distruggere la merce, così che a farne le spese sarebbe tutta la filiera suinicola italiana. Il problema non è solo italiano, ma riguarderebbe 28 società europee”.

L’eurodeputata conclude sostenendo che “secondo l’Opas  le accuse sono totalmente infondate e non basate su prove scientifiche, ma riguarderebbero motivi puramente commerciali. Non esiste, a detta della stessa Commissione europea, come risposto ad una mia interrogazione qualche mese fa, alcuna prova che gli animali o i prodotti di origine animale comportino un rischio per la salute dei cittadini dovuto a Covid-19”.