Stress a lavoro, ne soffre un friulano su 4. Molti arrivano anche a licenziarsi

Stress e disagio sul posto di lavoro: colpito un friulano su 4.

Creare ambienti sani per contrastare il fenomeno delle dimissioni e promuovere lo stare bene sul luogo in cui si trascorre la gran parte del tempo: il posto di lavoro. Almeno un friulano su quattro è colpito dal disagio correlato all’attività lavorativa. Anche in Friuli l’80 per cento manifesta almeno un disturbo collegabile al lavoro, fra cui stanchezza, perdita di energie e interesse, disturbi del sonno, stress e ansia (fonte Ipsos) e 1 friulano su 4 è colpito dall’onnipresente stress.

Le dinamiche lavorative diventano un asse di intervento da parte del Centro di psicoterapia Gestalt di Udine che lancia il primo progetto in Friuli sul “BENessere al lavoro! Stare bene per lavorare bene”: la presentazione avverrà venerdì 7 giugno alle 19:30 (via Morsano 20/C, Udine) con la psicoterapeuta Maria Grazia Fiorini in collaborazione con ToBeWith specializzato in benessere relazionale e un altro partner specializzato in benessere corporeo. Far sentire bene i lavoratori consente non solo di creare un setting performante e motivante ma anche di incrementare la produttività: una percentuale compresa tra il 50 e il 60 per cento di tutte le giornate lavorative perse è dovuta allo stress (fonte: European Agency for Safety and Health at Work). 

Le ragioni dell’abbandono lavorativo

Perché si abbandona il posto di lavoro, anche a tempo indeterminato? Stando agli ultimi dati dell’Osservatorio regionale sul mercato e le politiche del lavoro (2019-2023) emerge che il 36 per cento chiede un maggior equilibrio fra vita lavorativa e vita privata e maggiori opportunità di crescita professionale. I potenziali dipendenti in Friuli cercano, al primo posto, un bilanciamento fra vita privata e vita lavorativa (65%), al secondo posto un’atmosfera piacevole (57,5%), al terzo posto retribuzione e benefit aziendali (54,5%), a seguire la sicurezza su posto di lavoro (51%) e formazione di qualità (43,3). “BENessere al lavoro”, rivolto alle organizzazioni sia pubbliche sia private, si propone di formare il personale, grazie a psicologi, manager, sportivi, per far crescere il dato attuale di appena il 18 per cento di lavoratori che si ritiene pienamente soddisfatto. 

Classifica dei rischi psicologici

Quasi il 40 per cento dei lavoratori, sia uomini sia donne, inquadra il carico di lavoro eccessivo o le tempistiche pressanti quale fattore di rischio prevalente a subire contraccolpi psicologici. Ad essere più esposti a manifestare rischi psicologici sono soprattutto i lavoratori nella fascia 45-54 anni: circa un terzo degli occupati nella sanità e nelle Attività finanziarie e assicurative, secondo l’Istat, avverte questa tipologia di rischio collegato al troppo lavoro, seguiti da quelli nei servizi di informazione e comunicazione, dell’Amministrazione pubblica e dell’Istruzione.

Al secondo posto nella graduatoria della percezione dei rischi psicologici si colloca il dover lavorare con persone che manifestano disagi crescenti, quali pazienti, clienti, studenti o utenti vari. Il settore più a rischio è la Sanità, seguito dall’Istruzione e dalla Pubblica amministrazione e difesa. Al terzo posto si trova il rischio di perdere il lavoro, pesante insicurezza che mina il benessere psicologico. In quarta posizione si trova la scarsa comunicazione e collaborazione all’interno dell’organizzazione.