Centrale di Monfalcone, dubbi sulla riconversione: “Non ha nulla di green”

La denuncia di Legambiente sulla centrale A2A di Monfalcone.

“La riconversione della centrale a carbone di Monfalcone sulla quale sta spingendo A2A non ha niente a che fare con la sostenibilità ambientale e appare in netto contrasto con le indicazioni dell’Unione Europea energetica che prevede la neutralità climatica al 2050”.

A metterlo nero su bianco è Legambiente Fvg che, insieme con il circolo Legambiente “Ignazio Zanutto” di Monfalcone denuncia quelli che per l’associazione sono i punti deboli della proposta della multiutility A2A nel suo progetto di riconversione della centrale da carbone a idrogeno entro il 2030.

“Innanzitutto – spigano gli ambientalisti – , va detto che, come Legambiente va predicando da anni, l’abbandono dell’alimentazione a carbone non è una gentile concessione dell’azienda energetica, bensì un preciso obbligo stabilito dal Piano energia e clima e la presa d’atto che questo modello è ampiamente ormai fuori mercato, confermato dal fatto che la centrale è ferma da quasi un anno. La transizione energetica verso la completa decarbonizzazione – prosegue Legambiente – è del tutto ingiustificabile con la riproposizione di una centrale a gas naturale di 850 Mw, quando nella vicina Torviscosa c’è una analoga centrale molto sottoutilizzata”.

Per Legambiente, la “ipotizzata produzione di idrogeno è poco più di una presa in giro. Se prodotto da combustibili fossili, come in questo caso – prosegue –, non c’è alcun beneficio in termini di riduzione di CO2, anzi”.
Per l’associazione ambientalista anche la questione occupazionale non giustificherebbe l’impianto, dato che “come ammesso dall’amministratore delegato di A2A, Renato Mazzoncini – fa sapere Legambiente –, è di poche decine di addetti e, da questo punto di vista, la nuova centrale non trova giustificazioni”.

Quindi l’affondo sulla “mancanza di visione per il futuro”, imputabile per Legambiente “in primis ad A2A, disinteressata nel proporre scelte innovative, anche mettendo in discussione la propria vocazione esclusiva di produttore energetico da grossi impianti”, ma anche alla Regione che, denunciano gli ambientalisti “dopo aver cancellato, ad inizio mandato, il tavolo tecnico che avrebbe potuto disegnare scenari in linea con un quadro di sostenibilità ambientale, economica ed occupazionale, si è del tutto disinteressata del problema”.

Non ne manda a dire, l’associazione, nemmeno alle organizzazioni sindacali “comprensibilmente preoccupate per la crisi occupazionale, ma incapaci di formulare una propria proposta, accogliendo invece, in maniera acritica, un progetto perlomeno molto discutibile”.

Da ultimo, le critiche all’amministrazione comunale guidata dal sindaco Cisint. “Va ricordato – conclude Legambiente – che, nonostante la dichiarazione dell’amministrazione comunale di escludere ogni ipotesi di polo energetico a Monfalcone, espressa ad inizio mandato anche con un atto amministrativo, oggi le dichiarazioni del Sindaco Cisint sembrano andare in tutt’altra direzione, con aperture preoccupanti nei confronti di A2A che non escludono una riconversione a gas della centrale. Se non è un polo energetico una centrale da 850 MW”.