Vende oro rubato, titolare e cliente di un negozio di Pagnacco nei guai

Il compro oro di Pagnacco nei guai per ricettazione.

Non soltanto il suo negozio non era registrato in modo regolare tra le attività dei compro oro, ma per giunta era stata comprata e venduta merce rubata. È di 1 anno e 8 mesi la condanna alla reclusione la condanna, pena sospesa con la condizionale, per Maria Teresa Chiuselli, 72 anni, finita nel mirino delle indagini per le attività di “Oropagnacco”, di cui la donna è titolare. La sentenza è stata pronunciata dal giudice monocratico Giulia Pussini che ha condannato la titolare della gioielleria di via Pazzan di Pagnacco.

Insieme a Chiuselli, è finito anche un cliente del negozio, Roberto Ometto, 57 anni di Povoletto. Per lui la sentenza è di 2 anni e 4 mesi di reclusione per aver fatto degli acquisti, dal valore totale di circa 23 mila euro, di gioielli rubati in un negozio non autorizzata a quel tipo di attività.

La ricostruzione.

La vicenda risale a febbraio 2020, quando un gruppo di nomadi si è presentato alla gioielleria di Pagnacco. All’epoca erano titolari sia la donna, sia il marito, Alfonso De Lucia, 76 anni, che nel frattempo è deceduto. I due titolari hanno acquisito 300 grammi di oro usato e gioielli, per un valore totale di 8.252 euro. Nel caso dei monili si trattavano in realtà del bottino di tre furti compiuti dal gruppo di nomadi tra la provincia di Pordenone e Udine.

Sempre nello stesso mese, ad “Oropagnacco” si era presentato Ometto, per effettuare degli acquisti. L’uomo ha comprato gli stessi gioielli in due circostanze: il 10 febbraio pagando 11.550 euro e il 25 febbraio sborsando 11.205 euro. Tutti pagati in contante.

Sono state le indagini da parte degli inquirenti sul gruppo di nomadi che hanno così intercettato le attività non autorizzate di “Oropagnacco”. Il cliente, tramite l’avvocato difensore Ilvo Tolu, si dichiara completamente estraneo ai fatti. Per lui l’acquisto dei gioielli si è basato solo su trattative, non poteva sapere che era bottino di furto e che la gioielleria non fosse regolarmente iscritta all’apposito registro. Per queste motivazioni Tolu ha già anticipato che faranno ricorso.