Terapie intensive quasi al limite, la Slovenia ripiomba nell’incubo lockdown. La Croazia in zona “rosso scuro”

Posti in terapia intensiva quasi esauriti.

Si inizia a stringere la cinghia in Slovenia, dove i numeri sempre in aumento dei casi Covid costringono a pensare a nuovi lockdown mirati. Ad allertare il governo sloveno sono i posti di terapia intensiva occupati al 92%. Janez Poklukar, ministro della Salute in Slovenia, è riuscito ad aumentare la capacità dei reparti ordinari, da 390 a 428 posti, e ad attivarne altri 140 per la terapia intensiva. Secondo Poklukar, entro lunedì si potrà arrivare a 155 letti.

I dati per il paese sloveno ricordano molto quelli della prima ondata di pandemia. Il governo ha quindi deciso di proporre una chiusura parziale, un nuovo lockdown per tentare di contenere il virus. Una misura che per Mario Fafange, capo del Centro di malattie trasmissibili presso l’Istituto nazionale di sanità pubblica sloveno, avrebbe senso se estesa a tutti e non in modo selettivo.

Ospedali pieni anche in Croazia.

In Slovenia quindi Poklukar sta aumentando i posti letto, in Croazia invece Vili Beroš, ministro della Salute croato, riferisce che gli ospedali sono quasi tutti pieni e che anche qua è necessario aumentare i posti letto. Il governo croato è in stato di allerta massima e sta allestendo di nuovo un ospedale Covid nel Palazzetto dello sport di Zagabria, l’Arena.

Il problema non riguarda solo i posti letto. Poklukar afferma che l’aumento dei casi in terapia intensiva e quindi di pazienti che hanno bisogno di assistenza medica genera delle conseguenze anche sugli altri. Se i medici dovranno schierarsi in prima fila nel reparto Covid, verrà a mancare la disponibilità per le persone che hanno necessitò di interventi diversi. Su questo poi Beroš lancia una provocazione ai no vax chiedendo chi curerebbe i malati se anche i medici non fossero vaccinati, considerando che tra nuovi contagiati e morti il 70% sono persone non vaccinate.

Nel frattempo Davor Božinović, ministro degli Interni croato, assicura che i controlli si faranno più stringenti, in modo particolare a bordo dei mezzi di trasporto, ristoranti, centri commerciali e tutti quei luoghi dove c’è il rischio di assembramenti.

Per l’Europa è zona rosso scuro.

Nessun miglioramento quindi per la Slovenia, e insieme a lei anche per la Croazia, che già agli inizi di settembre erano zona rossa per l’Europa. Con i nuovi dati questo ultimo periodo, il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie, Ecdc, ha catalogato Slovenia e Croazia in zona rosso scuro, il peggiore scenario possibile.