Una nuova sala polifunzionale nel carcere di Udine.
Nel carcere di via Spalato a Udine sta nascendo una nuova sala polifunzionale, spazio destinato ad attività culturali, formative e teatrali, accessibile anche alla comunità esterna. Una trasformazione fisica e simbolica, resa possibile grazie a un percorso condiviso e partecipato, promosso da LegacoopSociali Fvg con il contributo concreto della cooperativa Dinsi Une Man, che ha destinato 20 mila euro all’allestimento della sala e della biblioteca del carcere.
“Il carcere è parte della nostra comunità e, come tale, merita attenzione, ascolto e progettualità – ha detto Bruna Gover, coordinatrice regionale di LegacoopSociali Fvg -. Non c’è reale inclusione se non si costruiscono ponti anche verso i luoghi più marginali. Questo progetto è la dimostrazione che le cooperative possono essere protagoniste di un cambiamento che è etico prima ancora che strutturale.”
Il contesto della Casa Circondariale di Udine
Costruita nel 1925, la Casa Circondariale di Udine è composta da più corpi edilizi, tra cui l’ex sezione femminile, chiusa dagli anni ’90. Dal 2020 il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha avviato lavori di recupero funzionale per attività trattamentali, formative e culturali, tra cui un nuovo reparto per semiliberi e un polo didattico, lavorativo e una biblioteca, quest’ultima in fase di completamento. Il 31 luglio sarà inaugurata ufficialmente la biblioteca insieme all’area formativa e lavorativa.
Nel 2023 l’Università di Udine ha avviato un workshop per ripensare il carcere di via Spalato come risorsa urbana, grazie a una convenzione con il Dap. L’analisi ha rivelato complessivamente oltre 8.000 metri quadri inutilizzati, aprendo la strada a una strategia di interventi progressivi e coordinati. Il progetto propone un carcere “palinsesto”, ricco di spazi collettivi e aperto alla città, superando l’idea della cella come centro della detenzione. Un nuovo modello che intreccia detenzione, cultura e inclusione, trasformando il carcere in presidio civile e luogo di relazioni con il territorio.
La nuova sala polifunzionale
La nuova sala polivalente sarà uno spazio modulare, con un teatro-auditorium da 200 metri quadri e 98 posti a sedere, due aule studio e una hall con ampie vetrate. Avrà due ingressi separati, uno per i detenuti e uno per il pubblico esterno. La nuova struttura sarà utilizzabile sia dai detenuti che dalla collettività cittadina, segnando un passo importante nel superare l’isolamento del carcere. Pensata con attenzione a bellezza e armonia, sarà anche occasione di coinvolgimento diretto dei detenuti nella realizzazione, promuovendo senso di appartenenza, cura e responsabilità.
“Abbiamo immaginato uno spazio aperto, trasformabile, capace di generare relazioni – ha spietato Giovanni La Varra, dello studio di architettura Barreca & La Varra -. Una struttura che rompe l’isolamento e propone un nuovo modello di carcere: un presidio urbano e civile, un motore di scambi tra persone, saperi, diritti.”
Un impegno condiviso
Franco Corleone, ex garante dei diritti dei detenuti di Udine, ha raccontato: “Qualche anno fa scoprii che la sezione ex femminile era chiusa e abbandonata da venti anni. Considerando la scarsità degli spazi per le associazioni del volontariato e del terzo settore, mi pareva un delitto. Convinsi il Capo del Dipartimento a finanziare una ristrutturazione. La sensibilità di LegacoopSociali FVG e della cooperativa sociale Dinsi Une Man accende una luce di speranza. I muri nuovi dovranno favorire la costruzione di relazioni umane e non violente. Via Spalato può uscire dal cono d’ombra. È una scommessa che, attraverso questo cambiamento dei muri, si realizzi anche un cambiamento nelle relazioni interne e nella dimensione legata alla città del carcere stesso.”
“Il carcere è uno spazio della città – ha concluso Andrea Sandra, attuale garante -, e come tale deve essere pensato, progettato, vissuto. La nuova sala polifunzionale sarà uno dei luoghi in cui carcere e società potranno incontrarsi, dialogare, riconoscersi.”
Sovraffollamento e responsabilità sociale
La maggior parte delle persone che entrano in un istituto di pena provengono da situazioni di marginalità sociale ed economica, disagi psichici e dipendenze caratterizzano gran parte della popolazione detenuta, anche nel carcere di Udine. E i numeri continuano a crescere: ad oggi in via Spalato sono presenti 183 detenuti per una capienza regolare di 95, il doppio della capienza regolamentare.
Di fronte a questa emergenza la cooperativa sociale Dinsi Une Man, insieme a LegacoopSociali Fvg, ha deciso di “non girarsi dall’altra parte”, come diceva il compianto don Pierluigi Di Piazza del Centro Balducci di Zugliano, e di esercitare appieno la propria funzione pubblica condividendo il progetto “Oltre i muri”. “Crediamo che la responsabilità sociale di un’impresa si misuri anche nella capacità di prendere posizione – dichiara Davide Sartori, presidente della cooperativa Dinsi Une Man –. Il nostro contributo, per la sala polivalente e, in piccola parte anche per la biblioteca, nasce dalla consapevolezza che il carcere non deve essere un mondo separato, ma parte della comunità, con la dignità dei suoi abitanti e il valore del loro percorso di reinserimento”.
La donazione di Dinsi Une Man, come detto, è stata affidata all’associazione La Società della Ragione, da anni attiva a livello nazionale sui temi del carcere, della giustizia e dei diritti. “In un Paese dove la risposta ai problemi del sistema penitenziario sembra ancora essere la costruzione di nuove carceri, questo progetto dimostra che un altro modello è possibile – afferma Massimo Brianese –. Restituire centralità alla persona detenuta, ai suoi bisogni, alla sua umanità è un atto di civiltà”.
Il progetto “Oltre i muri” è solo una tappa, ma rappresenta già un esempio virtuoso di come si possa costruire un ponte tra carcere e città, tra responsabilità e solidarietà, tra istituzioni e comunità.