Come potrebbe rinascere l’ex ospedale psichiatrico di Udine nei progetti degli studenti dell’Università

I progetti di recupero dell’ex ospedale psichiatrico di Udine.

Biodiversità, memoria e benessere: sono i tre temi portanti alla base dei progetti per il futuro dell’ex ospedale psichiatrico di Udine risultato di una sperimentazione didattica del Corso di Laurea Magistrale in Architettura dell’ateneo friulano nell’ambito dell’accordo tra Azienda Sanitaria Universitaria del Friuli Centrale Asufc e Università. Gli studenti hanno presentato i lavori durantel’incontro seminariale che si è svolto lunedì 14 febbraio al polo scientifico dei Rizzi, alla presenza del vicepresidente regionale con delega alla Salute Riccardo Riccardi, del rettore Roberto Pinton, del direttore Asufc Denis Caporale e dell’assessore comunale alla Sanità Giovanni Barillari.

“Abbiamo unito le forze di pensiero e di governo con una metodologia che ha coinvolto molteplici energie e prodotto idee interessanti grazie anche al sapere e alla creatività degli studenti – ha detto Riccardi -. Oggi è quindi una giornata importante, una bella pagina per il nostro territorio. Il mio auspicio è di riuscire, entro la fine della legislatura, a mettere in cantiere le scelte per la rigenerazione dell’area del parco e delle strutture dell’ex-manicomio di Sant’Osvaldo a Udine”.

“Sono molto soddisfatto della convergenza di intenti e di idee di questo progetto in cui ricerca e didattica si mettono a disposizione di un’esigenza nata dal territorio, attraverso una collaborazione virtuosa tra istituzioni”, ha sottolineato Pinton, che ha anche evidenziato quanto sia importante “sviluppare il progetto all’interno di un laboratorio di ricerca in cui gli studenti hanno la possibilità di avere il riscontro pratico e applicativo nella società di quanto studiato nelle aule universitarie”.

“Oggi iniziamo un percorso in cui l’azienda sanitaria crede molto e che dimostra quanto azienda sanitaria e università possano lavorare insieme anche al di fuori del mondo sanitario in senso stretto – ha detto Caporale – stiamo cercando di accelerare i tempi per portare avanti questa collaborazione così importante per il quartiere e l’intera città di Udine”. “Il Comune è molto orgoglioso di far parte di un progetto che punta a riqualificare una zona della città caratterizzata in passato da sofferenze e dolore umano e che quindi assume anche un significato simbolico – ha evidenziato Barillari -. Un gruppo di lavoro di questo livello, unito al coinvolgimento degli studenti, è un bel segnale per una zona che ha bisogno di riscatto, rilancio e rinnovamento. Udine ha bisogno di progetti che volino sull’entusiasmo dei ragazzi, per questo il nostro auspicio è che questo progetto sia un esempio di lavoro e di metodo che possa replicarsi in tanti altri settori e zone del nostro Comune”.

Le strutture dell’ex manicomio di Udine.

La sperimentazione di progetto è stata compiuta sull’area del parco e sulle strutture dell’ex-manicomio di Sant’Osvaldo di Udine. Il laboratorio ha impegnato gli studenti nel primo semestre, con la guida didattica di Giovanni La Varra, associato di Composizione architettonica e urbana e Christina Conti, associato di Tecnologia dell’architettura del dipartimento Politecnico di Ingegneria e Architettura, sui temi della rigenerazione urbana e valorizzazione del patrimonio edilizio esistente con attenzione alle possibili diverse strategie di rifunzionalizzazione, riuso e riqualificazione di aree in contesti urbani, possibili catalizzatori per nuove connessioni con il territorio.

“Si tratta di un contesto articolato per estensione e collocazione urbana dal rilevante potenziale ambientale e sociale nonché luogo storico della “memoria” – ha spiegato Conti -. Indagando le tematiche della sostenibilità, dell’inclusione, della biodiversità e della conservazione (anche con l’intervento interdisciplinare di colleghi del DI4A ed esperti esterni), mantenendo costante l’impegno di preservare gli elementi naturali e artificiali della struttura manicomiale originaria, gli studenti hanno individuato e sviluppato tre temi di progetto”.

I progetti degli studenti dell’Università.

Into the wild: l’ex quartiere psichiatrico di Sant’Osvaldo, innestandosi in una posizione periurbana lambita a nord da tessuti edilizi e circondata a sud-est da brani di tessuto agricolo, rappresenta un’occasione interessante per sperimentare forme wild-life di parco urbano. Rendere un ambiente “wildlife friendly” significa arricchirlo in termini di luoghi e modi di uso che possano favorire, o almeno non contrastare, la biodiversità animale e vegetale in risposta alla sempre più crescente necessità di definire habitat antropizzati coerenti con la valorizzazione ambientale. L’attenzione alla biodiversità indirizza il progetto anche all’obiettivo sociale di servizi al cittadino per attività ricreative e di ospitalità “con e per” gli animali domestici. Il progetto è stato realizzato dagli studenti Camilla Ceretelli, Daniel Monte, Elisa Redrejo Santiago, Liberata Somma, Piergiorgio Trentin, Giacomo Venier e Filippo Zamparo.

Giardino delle memorietrasformare l’ex complesso psichiatrico in un giardino per archivi vuole essere un tentativo di rivitalizzazione della cittadella di Sant’Osvaldo occupando le strutture non destinate alla sanità con “abitanti inanimati” ossia oggetti da dover conservare, tra di loro eterogenei per consistenza, forma, epoca e spazialità. Oggetti da conservare per essere analizzati, studiati, scomposti, ricomposti e riordinati da ricercatori e professionisti provenienti da tutto il mondo. Fotografia, architettura, memoria manicomiale e amministrativa sono le categorie archivistiche individuate, ognuna delle quali si innesta nei padiglioni che nel miglior modo si prestano ad accoglierle. La nuova comunità di Sant’Osvaldo diviene quindi una realtà silenziosa, ma visivamente dinamica e, grazie alla presenza di un percorso artistico e museale, ricca di suggestioni percettive, sensoriali ed esperienziali che vogliono ridare “vita” ad attimi di storia passata. Il progetto è stato realizzato dagli studenti Lorenzo De Stasio, Martina Deotto, Loris Favero, Darija Maric, Emily Rieppi e Michele Tomaselli.

Città dello sport e del benessereil progetto mira a rifunzionalizzare l’ex complesso psichiatrico di Sant’Osvaldo trasformandolo in un centro sportivo multifunzionale anche con funzione medica riabilitativa, per una utenza locale e sportiva internazionale. La regione Friuli-Venezia Giulia, ha una posizione strategica transfrontaliera e baricentrica rispetto all’Europa con condizioni climatiche che ben si prestano agli allenamenti sportivi: Sant’Osvaldo diventa quindi una cittadella dello sport per il quartiere e la città, e struttura catalizzatrice di eventi sportivi internazionali. La stessa area diviene parte dei percorsi di mobilità lenta connettendosi con il quartiere e con la città e integrando i percorsi interni nell’articolata rete delle ciclovie del Friuli Venezia Giulia. Permanendo i servizi sanitari esistenti, il valore nell’interazione di questi con l’utilizzo delle strutture dismesse e del parco con servizi per lo sport. Il progetto è stato realizzato dagli studenti Mirco Bravin, Gabriele Chivilò, Letizia Criscuolo, Camilla Del Negro, Massimo Pischiutta e Laura Zanetti.