Inviata in Regione la relazione tecnica contro il progetto del parco eolico sul Monte Craguenza.
Un documento tecnico che confuta a 360 gradi, con argomentazioni scientifiche e giuridiche, la praticabilità del progetto “Pulfar” per la creazione di un impianto eolico sul crinale del Monte Craguenza. E’ quanto hanno inviato alla Direzione centrale Ambiente della Regione Friuli Venezia Giulia i Comuni direttamente coinvolti nel progetto (Pulfero, Torreano, San Pietro al Natisone, Cividale e Moimacco) anche a nome di tutti gli altri 12 comuni che compongono la Comunità di montagna del Natisone e del Torre, secondo il mandato ricevuto dall’Assemblea dell’ente il 22 luglio scorso, su proposta del presidente Antonio Comugnaro.
“Abbiamo coinvolto dei professionisti di primo piano per confutare con la massima autorevolezza le tesi progettuali – spiega il sindaco di Torreano, Francesco Pascolini, che ha coordinato la redazione del dossier inviato alla Regione -. Sono assolutamente fiducioso che i fatti ci daranno ragione. Secondo alcune interpretazioni normative, a fronte delle gravi motivazioni addotte, la Regione potrebbe rigettare direttamente il progetto senza nemmeno convocare la Commissione di Valutazione di impatto ambientale. Ma siamo altresì certi che, se questa procedura verrà attivata, non potrà che riconoscere le nostre ragioni. E’ di grande rilevanza che mercoledì 7 agosto la Soprintendenza regionale, articolazione del Ministero della Cultura, abbia inviato alla Direzione regionale centrale per l’Ambiente una comunicazione che indica assolutamente inevitabile l’assoggettamento del progetto della Craguenza alla Valutazione di impatto ambientale, escludendo procedure meno approfondite”.
A nome dei 15 comuni che compongono la Comunità di montagna del Natisone e Torre, il presidente Antonio Comugnaro, plaude ai risultati ottenuti dalla commissione tecnica coordinata da Pascolini e anche alla mobilitazione generale che si è verificata su questo tema: “Le istituzioni locali hanno giustamente perseguito l’obiettivo prioritario di predisporre una relazione tecnica estremamente valida contro il progetto, ma abbiamo apprezzato molto la mobilitazione generale che si è prodotta sul territorio, con raccolte di firme, incontri informativi, dibattiti, osservazioni presentate alla Regione da comitati e privati cittadini ecc… Sono altresì molto grato alla Regione, nella persona dell’assessore all’Ambiente Fabio Scoccimarro che fin da subito si è detto fermamente contrario all’opera, come anche ai consiglieri regionali e alle forze politiche che sono intervenute criticando il progetto. Questo fronte compatto dovrebbe far capire ai proponenti che non c’è spazio per progetti del genere che danneggiano irrimediabilmente il paesaggio e l’ambiente”.
Ma non è tutto. “Poiché la normativa italiana non tutela le radure, che invece hanno un importante ruolo naturalistico e paesaggistico – spiega il sindaco Pascolini, abbiamo provveduto a perimetrare delle zone di tutela per chiedere alla Regione che siano riconosciuti come biotopi: non solo il monte Craguenza, ma anche il Monte Joanaz, il Monte Bovi e le Bocchette di Sant’Antonio. Dopo il riconoscimento da parte degli uffici regionali, proporremo la creazione di una rete di toponimi che abbraccia i comuni di Pulfero, Torreano, Faedis e Cividale. Vogliamo in tal modo spegnere fin dal loro nascere eventuali appetiti per sfruttare in maniera violenta dal punto di vista ambientale il nostro territorio per fini di lucro. Anche di fronte a proposte vantaggiose economicamente per i comuni il nostro rifiuto sarebbe netto”.
La redazione delle osservazioni si è avvalsa della preziosa e competente collaborazione dell’avvocato Luca De Pauli per l’aspetto giuridico, del prof. Francesco Boscutti (docente dell’Università di Udine) per gli aspetti naturalistici, dell’ing, Cristina Cecotti e del geologo Andrea Mocchiutti per gli aspetti tecnici del progetto e di Michela Corsini (ricercatrice presso l’Istituto per l’ambiente alpino di Bolzano) sulla tutela dell’aviofauna.
Sei i punti critici individuati dall’analisi:
- Impatto paesaggistico devastante delle 4 pale altre 200 metri e visibili da tutta la pianura frulana
- Danno catastrofico all’avifauna. Sopra la Craguenza passa il più importante corridoio migratorio tra Alpi e Balcani di molte specie protette dalla Direttiva Uccelli (come Grifone, Aquila Reale e Cicogna Nera). La ricercatrice Corsini si è avvalsa un pool di altri 9 esperti italiani e sloveni (Davide Scridel, Tilen Basile, Tomaž Mihelič, Luca Lapini, Chiara Paniccia, Leonardo Ancillotto, Matteo Anderle, Fulvio Genero e Tiziano Fiorenza) che ha considerato “metodologicamente insufficiente e scientificamente infondata” la relazione avifaunistica presentata dagli autori del progetto.
- Rischio irreversibile per il sistema carsico che ha dato origine nei millenni alla grotta di Antro, che si sviluppa proprio sotto la Craguenza
- Distruzione dell’habitat di prateria e della sua biodiversità
- Gravi carenze progettuali, specie sugli aspetti sismici e sulla verifica di venti forti e costanti nella zona
- Violazione delle norme dettate dalla Regione Friuli Venezia Giulia sulle aree idonee agli impianti eolici. L’abitato di Spignon si troverebbe ad appena 350 metri dalle pale eoliche, poco di più il borgo di Masarolis.
La procedura di verifica di assoggettabilità alla Via (Valutazione di impatto ambientale) dovrebbe concludersi entro un termine massimo di 45 giorni. Se sarà ammessa dalla Direzione regionale centrale Ambiente, trattandosi di un’opera che si riferisce al Pnrr, la Via dovrebbe concludersi in un massimo di ulteriori 175 giorni, poco meno di 6 mesi.