Fango e criticità del livello al lago di Cavazzo: “Serve un bypass efficace”

Il bypass per salvaguardare il lago di Cavazzo.

I Comitati Salvalago hanno incontrato in videoconferenza i tecnici componenti del Laboratorio Lago, istituito dalla Regione con la legge 13 del 6 agosto 2019, che si è già riunito 3 volte con altri portatori di interesse, quali gli esperti nominati dai tre Comuni rivieraschi, A2A proprietaria della centrale di Somplago e il Consorzio Bonifica Pianura Friulana, oltre all’Arpa e all’Ente Tutela Patrimonio Ittico. Ciò per portare il proprio contributo, finalizzato a recuperare la naturalità e fruibilità del lago di Cavazzo o dei Tre Comuni, visto che questo tavolo di lavoro dovrà definire quale tipo di bypass dovrà essere realizzato per portare l’acqua in uscita dalla centrale direttamente all’emissario del lago.

“Innanzitutto – spiega Claudio Polano, referente dei Comitati Salvalago – abbiamo contestato la tesi che “la realizzazione della derivazione irrigua proposta dal Consorzio di Bonifica Friulana non avrebbe conseguenze negative sul lago ” come ha dichiarato a verbale un esponente del Consorzio, mentre invece ne abbasserebbe il livello quando la centrale è allo stato di fermo. Il Piano Regionale Tutela Acque, a fronte di un prelievo del Consorzio per fini irrigui di una parte delle acque dello scarico del lago, afferma che “contestualmente dovrà anche essere valutata la fattibilità tecnico/economica di realizzazione di un bypass o altra soluzione progettuale che mitighi l’impatto dello scarico della centrale di Somplago sul lago, con lo scopo di recuperare le condizioni di naturalità del lago stesso e di garantirne la fruibilità”. Quindi, nessuno pensi di mettere le mani sulle sue acque, prima che venga realizzato il bypass. Un tentativo rimandato al mittente ancora alla fine degli anni ’80”.

“Così come abbiamo categoricamente smentito, anche grazie agli studi dell’ingegner Dino Franzil – proseguono dai Comitati -, l’affermazione secondo la quale il lago senza l’apporto dello scarico della centrale non esisterebbe a lungo. Il lago invece esiste da millenni e millenni, c’era prima della centrale e ci sarà anche dopo la realizzazione del bypass, tornando un lago temperato come ante 1959, ricco di pesce, che ha sfamato da sempre le popolazioni rivierasche e offerto una risposta turistica alla Val del Lago”.

Ecco perché – spiega ancora l’organizzazione – è necessario che i tecnici di questo gruppo di lavoro, siano posti in condizione di poter operare al meglio e senza indugio avendo già a disposizione più che sufficienti studi sullo stato di sofferenza del lago, mentre sono vigenti chiare normative regionali che ne prevedono il ripristino della naturalità e fruibilità turistica.

“Abbiamo per questo segnalato gli studi e le ricerche che Franzil ha condensato nel suo libro “Lago Energia Ambiente”, la perizia dell’ingegner Franco Garzon, per conto dei Comuni rivieraschi, delle due Comunità Montane e del im e infine gli studi effettuati recentemente dal CNR/Ismar di Bologna, che tramite un drone ha fotografato tutto il fondale del lago, evidenziando come questi sia coperto da uno spesso strato di fango, proveniente dai corsi d’acqua della Carnia. L’Ismar ha anche effettuato alcuni carotaggi dei fondali, che sono in fase di elaborazione e che verranno resi pubblici, non appena completato lo studio che li riguarda. Ma al Laboratorio lago abbiamo chiesto con forza che si proceda celermente nell’iter di individuazione del progetto del bypass, perché nel frattempo altro fango continua a depositarsi sui fondali ed è nostro dovere, nei confronti delle generazioni future, riportare il nostro lago a condizioni di naturalità e fruibilità turistica, di pesca, di sport, di balneazione e di svago“.

I Comitati hanno sottolineato come la realizzazione del bypass faciliti la risoluzione integrata delle criticità del Tagliamento a valle di Ospedaletto, della derivazione irrigua del Consorzio di Bonifica Friulana, della rinaturalizzazione del Lago dei Tre Comuni, della continuazione della produzione della centrale di Somplago, per la quale si deve pensare ad un regime di lavoro funzionale alle esigenze del territorio, tanto più che passerà in proprietà della Regione nel contesto di una nuova politica della Commissione Europea più attenta all’ambiente, al quale ha destinato adeguati finanziamenti.