Il paradosso del Città Fiera, chiuso per la festa del Patrono di Martignacco

Il Città Fiera chiuso per il Patrono.

Appena festeggiato il ritorno in zona gialla e dopo un weekend di serrata, rischia già di chiudere nuovamente. Ma questa volta il coronavirus non c’entra e si mettono di mezzo… i santi. È la paradossale situazione che tocca al Città Fiera, il noto centro commerciale di Martignacco.

Mercoledì 3 febbraio, infatti, si celebra San Biagio, patrono del comune friulano, dove sorge la struttura. Il decreto del governo, attualmente in vigore prevede la chiusura, per i centri commerciali, nelle giornate festive e prefestive. Quindi, di fatto, dopo il ritorno in zona gialla di oggi e la conseguente maggior libertà di movimento (oltre alla riapertura di bar e ristoranti), mercoledì il Città Fiera rischia di vedere la maggior parte dei suoi negozi nuovamente con le serrande abbassate. Fanno eccezione soltanto gli esercizi commerciali autorizzati, come alimentari, edicole, farmacie e parafarmacie. Per gli altri, nemmeno il tempo di festeggiare che è già ora di fermarsi nuovamente.

Amareggiato anche il patron del centro commerciale Antonio Maria Bardelli. “Stiamo subendo una discriminazione che dal mese di novembre ci vede costretti alla chiusura dei nostri negozi nei weekend a differenza di altre realtà della distribuzione che possono invece aprire.  Oltre che aver creato dei ingentissimi danni economici tale discriminazione non ha evitato gli assembramenti”, afferma.

La situazione paradossale che vive il centro commerciale è acuita dal fatto che nessuno è stato in grado di dare delle spiegazioni per la chiusura nelle giornate 2 e 3 febbraio in occasione del Santo Patrono di Martignacco. “Ci troviamo di nuovo di fronte ad una nuova discriminazione che colpisce esclusivamente Città Fiera e che nessuno di noi capisce nelle motivazioni ma non è stata nemmeno compresa nessuno di quelli che abbiamo interpellato – prosegue Bardelli -. Questo appello non vuole essere un atteggiamento di sfida a nessuno ma, una richiesta di avere norme e interpretazioni eque e ad un maggiore rispetto  del lavoro dei nostri 250 negozi e relativi 1700 dipendenti, lo stesso rispetto che noi abbiamo avuto nei confronti  dei nostri colleghi e concorrenti”.