A Cividale la mostra per omaggiare il grande lavoro di Guido Tavagnacco

A Cividale arriva la mostra su Guido Tavagnacco.

A Cividale è stata allestita la mostra che omaggia Guido Tavagnacco che con la sua arte ha rappresentato il Friuli contadino. La mostra è stata organizzata dal Comune di Cividale del Friuli in collaborazione con la Fondazione De Claricini Dornpacher. La mostra sarà aperta da venerdì alla domenica dal 3 luglio al 2 agosto dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 19.30 con ingresso libero.

Una mostra “fortemente voluta – commenta l’assessore Angela Zappulla – per omaggiare un grande pittore del nostro territorio”. L’assessore Zappulla ha ringraziato il presidente della Fondazione De Claricini che ha prestato le opere in mostra ed è molto lieta della collaborazione col Comune di Moimacco che, durante le domeniche di luglio aprirà la Pinacoteca dedicata a Tavagnacco nell’omonimo centro culturale di Moimacco.

Mentre Montale scriveva “Non chiederci parola”, Guido Tavagnacco nasceva a qualche chilometro da Cividale e Moimacco, in una campagna assolata d’estate e grigia d’inverno, dove la natura offriva qualche storta sillaba di infiorescenze spesso spontanee, talvolta guidate dalla mano dell’uomo. “La dura vita contadina, cadenzata dal sorgere del sole e dal faticoso lavoro, si svolgeva in una continuità ripetuta e stanca, il giovane Guido Tavagnacco sentiva l’urgenza di un riscatto sociale e morale di se stesso prima, e di una comunità contadina poi”. Così Vito Sutto introduce la mostra retrospettiva sull’artista Guido Tavagnacco. “Tavagnacco fu studente a Venezia e l’arte lo avvolse con il suo tattile fascino e lo rapì il disegno. Guido Tavagnacco non fu mai assoluto, la sua pittura perlustrò con umiltà tutti i percorsi artistici senza prendere una direzione totalizzante”, così continua la presentazione di Sutto.

Sutto si focalizza anche sui soggetti che il pittore prediligeva di più. “Accanto alle immagini che ci portano sul Ponte del Diavolo a Cividale troviamo i contadini che lavorano nella danza della quotidianità, scopriamo i compagni di gioventù e di maturità nella ricca ritrattistica e il girasole, fiore della campagna che anela alla luce cercandola, come il pittore anela ad essa per la tela”, spiega Sutto. “Ma il riscatto sociale del giovane si accompagna al riscatto morale da lui testimoniato ai coetanei che assieme a lui raggiunsero la montagna per la prova della Resistenza, durante la Seconda Guerra Mondiale”, continua Sutto. Infine, “gli anni della maturità furono vissuti in un contesto di continuità con la riflessione e di instancabile attività, nello studio udinese a pochi passi dalle gallerie e dagli studi degli amici con i quali condividere esperienze e pensieri. Dopo la morte, avvenuta nel 1990, una parte della vasta e articolata produzione di Guido Tavagnacco è stata donata dalla signora Liliana Tonero Tavagnacco alla Fondazione de Claricini”, conclude Sutto.