Morte del pilota delle Frecce, Alessio Ghersi: cosa dice la relazione tecnica

Il relitto in una foto tratta dalla relazione dell'Ansv e il pilota, Alessio Ghersi.

La relazione dell’Ansv sull’incidente dell’ultraleggero precipitato a Lusevera.

Se da un lato la Procura di Udine ha chiesto l’archiviazione per l’indagine sull’ultraleggero precipitato a Lusevera nell’aprile 2023 in cui persero la vita il pilota delle Frecce Tricolori, Alessio Ghersi, e un suo parente, Sante Ciaccia, perché non è possibile ricostruire in modo certo la dinamica dell’accaduto, dall’altro c’è l’inchiesta di sicurezza, quella redatta dall’Agenzia Nazionale per la sicurezza del volo.

E proprio l’Ansv ha pubblicato la relazione tecnica sull’incidente: in questo caso, però, l’obiettivo non è attribuire colpe o responsabilità bensì prevenire futuri incidenti e inconvenienti, formulando, dove possibile, raccomandazioni utile ad evitarli, dopo aver analizzato i dati.

Cosa dice la relazione dell’Ansv.

“Dai tracciati radar e dalle testimonianze – è la ricostruzione riportata nella relazione – è possibile ipotizzare che l’I-8548 dopo il decollo si sia diretto a Nord verso Musi, per poi entrare a circa 1000 m di altitudine, nella valle che conduce alla Forcola, tenendosi al di sotto delle cime e maggiormente in prossimità del costone destro”.

“L’I-8548 è stato visto volare, da due testimoni oculari posti in punti di osservazione diversi, in
traiettoria pressoché rettilinea in direzione circa Est-Ovest, fino ad avvicinarsi al costone destro
(situato più a Nord) della valle. Nessuno dei due ha riportato rumori anomali, presenza di fumo, fuoco o rumore di scoppi in questa fase”.

Nelle fasi finali del volo, il testimone in posizione più elevata avrebbe visto l’I-8548 “assumere un assetto leggermente cabrato prima di precipitare di colpo tra gli alberi ed al suolo, alle 16.00’ circa. Negli istanti immediatamente precedenti alla fase di precipitazione, sembrerebbe anche aver avvertito una variazione dei giri del motore (prima in aumento e poi in calo), apparsi regolari fino a quel momento”.

Nelle conclusioni, l’Agenzia sottolinea che “lo stato di distruzione dell’aeromobile, unitamente all’impossibilità di recuperare dati dalle unità avioniche, non ha consentito all’inchiesta di sicurezza di individuare in modo incontrovertibile la causa dell’evento”.

Quindi le ipotesi: “Sulla base delle evidenze raccolte, questo potrebbe essersi verificato in conseguenza alla perdita delle condizioni di sostentamento aerodinamico e quindi di uno stallo a bassa quota. Ha verosimilmente contribuito al verificarsi dell’evento un’altezza dal suolo non sufficiente a porre in essere azioni efficaci per gestire una problematica tecnica, di natura transitoria, possibilmente insorta. Non è possibile escludere che all’accadimento abbia anche contribuito una limitata esperienza recente di volo VDS (volo diporto sportivo) del pilota” cita il documento.

La raccomandazione dell’Ansv.

Come già detto, l’Ansv non attribuisce colpe né responsabilità, ma dopo l’analisi dell’incidente di Lusevera ha formulato una raccomandazione. Pur ribadendo più volte che il pilota risultava idoneo al volo e che aveva “una considerevole esperienza di volo militare“, l’Agenzia conclude asserendo che sarebbe più prudente tenere in considerazione la differenza tra i tipi di velivoli.

“La normativa – cita il documento -, che regolamenta il rilascio degli attestati ed abilitazioni pertinenti al VDS consente facilitazioni per i piloti già in possesso di licenze relative all’aviazione civile certificata o militare. Se da un lato sembra corretto riconoscere le conoscenze aeronautiche ed una esperienza di volo pregressa, nel caso di specie ampissima, di volo militare, dall’altro sembrerebbe maggiormente cautelativo tenere in debito conto l’enorme differenza che può sussistere tra un jet militare ed un apparecchio VDS“.